U. D. Manoscritto
Franca Brambilla Ageno
Cultura iacoponica, cc. 12-85
ante 1960
1960
73 cc.
Le carte 12-85 riportano vari appunti di Franca Ageno sul misticismo iacoponico e sulla cultura religiosa dell’autore.
Probabilmente, si tratta della bozza autografa di uno studio poi pubblicato (si può pensare all’articolo “Motivi francescani nelle Laude di Iacopone da Todi”, in «Lettere italiane», vol. XII, 1960, pp. 180-184).
In particolare, nella prima parte, si riflette su quali possano essere state le fonti della spiritualità rintracciata nella poesia iacoponica. La stessa Ageno specifica, in un appunto, che i Gesta Romanorum sono del 1343, dunque, contemporanei a Iacopone, probabilmente vissuto tra il 1236 e il 1306. Si noti, infatti, un preciso raffronto della studiosa tra i Dicta e gli stessi Gesta, sia per testo che per contenuto. Segue, poi, una disamina sulla spiritualità di Iacopone, che la Ageno definisce “poeta non grande e mistico non sublime” e sul modo in cui egli ha effettuato una sua rielaborazione del misticismo, molto vicino alle idee della Scolastica. Si legga negli appunti che “[…] Iacopone rientri nella corrente della filosofia mistica, non per un suo apporto originale, ma per il tentativo, che ha in comune con essa, di sistemare un’esperienza spirituale entro un’armatura logica. In questo senso Iacopone non è, né un poeta, ché la sua poesia non è in questo un tentativo, né un filosofo, non essendovi in lui nessun elemento nuovo di pensiero; è un uomo colto, che accoglie dalla tradizione determinati elementi e se ne vale in modo un po’ meccanico ed esteriore, illudendosi di aver trovato il mezzo di chiarire sé a sé stesso”. Franca Ageno, dunque, individua in Iacopone la linea del misticismo francescano, in particolare quella degli Spirituali, i quali rifiutavano la conciliazione cattolica tra ragione e fede e l’interpretazione razionale dei dogmi. Altre fonti simili che la Ageno rintraccia in Iacopone riguardano il Neoplatonismo, da S. Paolo a Dionigi l’Areopagita, per cui la parte successiva del saggio è dedicata anche alla riflessione sulle idee della Mystica Theologia. Si cerca, dunque, di riflettere su quale fosse la conoscenza diretta di tali personaggi da parte dell’autore: “[…] uno studio dei motivi della poesia mistica di Iac. diventa in sostanza una elencazione dei luoghi comuni a tutta la letteratura religiosa del tempo e appunto per la scarsa originalità dell’autore prescelto, permette di vedere […] la cultura di un determinato ambiente in un dato tempo”. Anche S. Agostino, secondo Franca Ageno, rientra tra le probabili fonti di Iacopone (“Come mistico, Iacopone appartiene, si è detto, a quella corrente cristiana che muove da S. Agostino e attraverso S. Agostino assorbe motivi e spunti platonici. L’amore di cui parla il mistico è il tendere dell’anima verso Dio, e quindi il tormento, l’ansia, la ricerca: qualcosa che si collega da lontano all’amore di Platone, che è desiderio, aspirazione alla perfezione dell’idea e che è talora rappresentato miticamente come Eros”). Nel resto dello studio, Franca Ageno riflette anche sulla lingua di Iacopone: per prima cosa, si fa riferimento a quelle che sono le metafore spirituali, molto presenti nei testi religiosi del tempo. Si parla, inoltre, di come, nelle laudi meno dottrinalmente elaborate, compaia la terminologia scolastica, “usata con una imprecisione che dimostra che essa non è stata attinta direttamente dalle opere teologiche, ma accolta per quel tanto che ne era entrato nella lingua comune”. Altri elementi che si notano a proposito della poesia iacoponica riguardano il suo intellettualismo, a cui prima abbiamo già fatto allusione: “L’atteggiamento mentale di Iacopone è legato a quella concezione del mondo” che si può definire “[…] realismo, che sosteneva il principio degli universalia ante res e attribuiva esistenzialità e preesistenza ai concetti generali”. I concetti, dunque, assumono una connotazione intellettualistica, si personificano fino a diventare concreti, assumono, nel componimento stesso, una tendenza drammatica che li fa reali. Il pensiero di Iacopone viene analizzato da Franca Ageno anche in rapporto al realismo dell’autore, in particolare, si valuta come tutto questo possa aver influenzato l’accoglimento di certi termini: notiamo un riferimento al linguaggio del dolce stil nuovo, non scevro da dottrine e al Bianco da Siena, seppur Franca Ageno riconosca che l’atmosfera culturale dei componimenti di quest’ultimo fosse già diversa, poiché “alcuni atteggiamenti esteriori del misticismo iacoponico vengono bensì ripresi, ma in modo stanco e impreciso. […] Di tutto quel linguaggio, che potremmo chiamare tecnico, non resta più nulla: restano delle affermazioni generiche, senza rigore di termini”. Dunque, “Iac. è persona colta, di quella mezza cultura, di cui non fa parte la conoscenza diretta del tomismo, e che pur permette di usarne la terminologia, diffusissima e divenuta strumento anche dei profani”.
Seguono trascrizioni e appunti vari sulle fonti e sulla poesia di Iacopone.
Iacopone
Franca Ageno
S. Paolo
Dionigi l’Areopagita
S. Agostino
Platone
Bianco da Siena
Siena
Caterina Canneti
Elisabetta Benucci