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Scheda di archivio


Collocazione


Livello di descrizione

U. D. Manoscritto

Autore

Franca Brambilla Ageno

Titolo (incipit)

Busta, estratti sul Morgante

Data Iniziale

1934

Data Finale

1994

Consistenza

20 cc.

Contenuto

Busta con intestazione: “Estratti da scritti sul Morgante – Nesi, Rajna, Pellizzari”. La busta contiene 20 schede (numerate a lapis), qui di seguito descritte:

c. 1 - Appunto riguardo alla realizzazione del Margutte come edizione ridotta del Morgante Maggiore “per l’uso del popolo”, tratto da Emilia Nesi, Il diario della Stamperia di Ripoli, Firenze, 1903, p. 48:
[…] Mandava, per la fattura di esso Giovanni di Nato carta nella seconda quindicina del novembre […]. Se ne vede fatta consegna al medesimo […] dell’ultimo quaderno, in più mandate, a partire dal 6 dic. Fu l’op. certam una riduzione del Morg. magg. del Pulci, limitata alla parte che riguarda Margutte per uso del popolo e di cui ci porge l’Audifreddi esempio in una ediz del Sec. XV priva di note tipografiche […].

c. 2 - Appunto riguardo al Driadeo d’Amore di Luca Pulci tratto da Emilia Nesi, Il diario della Stamperia di Ripoli, Firenze, 1903:
[…] Poema di Pulci Luca dato in due volte, in numero di 30 esemplari, a Giovanni di Nato il 24 e il 29 di ott. […].

c. 3 - Appunto riguardo ad alcune edizioni della Passione di Gesù di Bernardo Pulci, tratto da Emilia Nesi, Il diario della Stamperia di Ripoli, Firenze, 1903.

c. 4 - Appunto riguardo alla prima circolazione del Morgante presso i Medici, in riferimento a un biglietto di Ercole I d’Este ad Antonio Gondi (1478):
Il biglietto di Ercole I d’Este ad Antonio Gondi (1478) e la menzione del «morghante in forma» nell’elenco dei libri di Lorenzo il Magnifico (1480) sembrano tuttavia assai chiari documenti dell’esistenza di una stampa precedente a quella di Firenze del 1481, e troppo sottili gli argomenti con cui si vuole attribuire il titolo di Morgante all’episodio di Margutte. È più probabile che bisogni ritornare all’ipotesi di G. Volpi […], che il titolo di Margutte piccolo, che si trova effettivamente nell’explicit della stampa di tale episodio conservata alla Casanatense, voglia distinguere tale stampa da quella del poema grande, intero. Che si tratti di estratti dal poema già stampato per intero dimostra, oltre che l’analoga sorte toccata in progresso di tempo ad altri episodi, come la Rotta di Roncisvalle e la Regina Antea, il fatto che l’incunabolo parigino del Margutte dipende dall’edizione in 28 canti, non già da una delle due note in 23 canti. D’altronde, le due edizioni in 23 canti hanno una serie di errori di stampa comuni, che le dimostrano inoppugnabilmente derivate dalla stessa stampa precedente.

c. 5 - Appunto riguardo a un’edizione del Morgante risalente al 1482 (da Emilia Nesi, Il diario della Stamperia di Ripoli, Firenze, 1903):
Ne appar fatta un’ediz nel 1482 […] ove è detto: «A di 23 (febb.) ebbe suor Marietta fiorini due larghi per parte della componi tura del Morgante» […].

c. 6 - Appunto riguardo alla prima edizione del Morgante (tratto da A. Pellizzari, I tre Morganti, in Scritti vari dedicati a Mario Armanni, Milano, Hoepli, 1938):
A.Pellizzari, I tre Morganti, estr. dal vol. Scritti vari dedicati a Mario Armanni, Milano, Hoepli, 1938, afferma che l’ediz. in 28 canti uscita dalla tipogr. di Ripoli tra la fine del 1481 e gli inizi del 1482 a Fir., fu la prima, perché è affermato nel frontespizio che fu condotta sull’autografo del Pulci […]. La stampa precedente fatta fare da Giovanni di Nato «cartaio», di cui rimane traccia nel diario della stamperia di Ripoli, sarebbe stata quella del solo episodio di Margutte, che secondo il Rajna avrebbe avuto il titolo di Morgante piccolo e secondo il Pellizzari sarebbe stata designata senz’altro col nome di Morgante (ciò che spiegherebbe a quale opera accennassero Ercole d’Este e la nota di libri del Magnifico).


c. 7 - Appunto relativo al biglietto che Ercole d’Este mandò ad Antonio Gondi nel 1478 riguardo a una prima edizione del Morgante:
Ercole I d’Este l’11 nov. 1478 mandava ad Antonio Gondi, suo corrispondente fiorentino, il seg. Biglietto: “Nobile amice noster dilectissime, haressimo a caro de haver un libro chiamato Morgante, et però vi preghiamo che ve intendiate cum uno che si chiama Alovise Pulçi el quale se ne trova haver, et fati che ne habiamo uno incontinente, che ce ne fareti piacer assaj. Ex castris etc. ut supra (Ex castris Serenissime Lige apud Olivetum, die undecimo novembris 1478) […].

cc. 8-9 – Appunto tratto da G. Volpi, Del tempo in cui fu scritto il Morgante, Estr. Rass. Emiliana II (1890), pp. 550-554, riguardo alla circolazione del Morgante prima della stampa ufficiale:
L’ottava 53 del c. XIV, che si riferisce al picchio scambiato per pappagallo e come tale offerto a Pio II a Corsignano, dimostra che il canto è posteriore al 1462, poiché l’andata di Pio II a Corsignano è dell’autunno di quell’anno […]. In una lettera di Dionigi Pucci indirizzata a Lorenzo in villa a Cafaggioli, il 1° apr. 1468, si parla di “Morgante e Margutte” trovati “in sull’oste” dal Pucci, per indicare due che, mangiato e bevuto, pagano l’oste di busse. I canti XIV-XVIII furono dunque scritti tra il 1462 e il 1468. L’ott. 100 del c. XXII, con l’espress.: “gittato… in forma” dimostra che tale canto è poster. al 1465, anno della diffusione della stampa in It. Le parole: “farassi ancora il Danese e Rinaldo e cose meravigliose nel mio ritorno” in una lett. di Luigi a Lorenzo del 4 dic. 1470 sembrano dimostrare che nel 1470 la prima parte era finita. Poiché nel ’64 la casa Medici fu funestata dalla morte di Cosimo e gli ultimi mesi del ’65 e i primi del ’66 il poeta li passò in esilio, la composiz. del Morg. va posta dopo il marzo del ’66 (e prima dell’apr. del ’68 almeno i primi 18 canti, entro il 70 la prima parte). Tra il 26 febbr. 1482, data dell’ediz. in 23 canti […] e il 7 febbr. 1483, data della 1a edizione in 28 canti, furono composti gli ultimi 5 canti. In questo periodo cade la morte di Lucrezia Tornabuoni (25 marzo 1482) a cui si allude nel c. 28. L’errore di alcune storie letterarie che la 1a ediz sia dell’81, la seconda dell’82, deriva dal non aver ridotto la data dallo stile fiorentino e venez. allo stile comune. Nel sett. del 1480 in una nota di libri posseduti dal Magnifico è menzionato «uno libro chiamato morghante in forma» (cioè impresso) […].

cc. 10-18 – Appunti tratti da P. Rajna, Morgante e Margutte in un Monastero di via della Scala, in Marzocco, 26 luglio 1925:
Curioso che non sia ancora divulgata la notizia (io pure la ignorai fino a mesi addietro) che l’ediz. ripolina del Morgante primitiva in ventitré Canti, menzionata dal Padre Fineschi quasi un secolo e mezzo fa (1786) nelle Notizie storiche sopra la stamperia di Ripoli e non più revocabile in dubbio dopo l’ampio «Studio storico e bibliografico» che intorno al medesimo sogg. si è avuto da Pietro Bologna nei volumi XX e XXI […] del Giorn. Stor. della Letterat. it , poteva finalm essere esaminata ai nostri propri occhi. Un esemplare giaceva ignorato nella suppellettile di ben diecimila volumi, che il Marchese Luigi Rangoni, morto nel 1844, aveva lasciato per testamento all’Accad. di Modena, di cui era stato Presidente; e chiunque conosce quale sagace e indefesso frugatore sia Federico Patetta, non si meraviglia di certo che a lui sia seguito ciò che non era accaduto anteriorm. ad altri. Della scoperta egli si affrettò a dar conto nell’adunanza che la Sez. di Scienze tenne il 30 apr.; ma al succinto verbale di quella seduta poco giovò l’essere accolto nel Bollettino uff. del Ministero della Pubbl. Istruz. […]. Un certo eco ebbe bensì qualche anno addietro il fatto che il vol. fosse mostrato nell’Accad. a un visitat. Solertissimo, Achille Pellizzari, che forse ne aveva fatto richiesta. Fu mostrato; e giornali politici lo dissero scoperto. Ma lì si rimase. Il piacere della visione me lo procurai ancor io di recente; e fu maggiore che non me l’aspettassi. L’esemplare è di ottima conservaz. Alla vecchia rilegat. ne è stata sostituita una nuova, eseguita con grande cura e perizia da un artefice locale, attestatrice del conto in cui il libro è ora tenuto; ma della vecchia veste si sono serbati separatam gli elem. Importante assai ciò che si legge al principio: Questo libro tracta, ecc. Che cosa paia resultare dagli ultimi righi, che non hanno riscontro altrove, e propriam. dalle parole che ho rilevato spazieggiandole […], si dirà poi. Qui è subito da avvertire che dicendo «Sancto Iacopo di Ripoli» non si viene già a indicare una chiesuola posta nel Pian di Ripoli sulla riva sinistra dell’Arno, a breve distanza da Fir.,risalendo il fiume, dove un monastero di domenicane fu istituito fino dal 1229. La designaz. fu dell’anno 1300 trasportata tale e quale in città e attribuita a un convento di nuova costruz. in fondo all’attuale Via della Scala. Lì dal 1476 al 1484, per opera soprattutto di fra’ Domenico da Pistoia prima Vicario e poi Priore del monastero, fu esercitata assai lodevolm l’arte tipografica, giovandosi anche, senza che si possa determinarne la misura del lavoro delle Monache… Dei particolari andiamo debitori a un libro d’Entrata e d’Uscita e d’altro ancora, né della stamperia solam., che dal monastero, dove lo studiò il P. Fineschi, passò per avveduto acquisto nel 1794 alla Bibl. Magliabechiana. Vi sta sotto la segnat. X. 143. Per la massima parte è della mano non troppo letterata di fra’ Domenico. Ivi, prima a carte 90v e poi a carte 93v, troviamo allibrati «due fiorini larghi» pagati a «Suor Marietta» (una «suor Rosarietta» che il Bologna le accompagna, è certam. dovuta a error di lettura) il 23 «ferrajo» del 1482 quale compenso «per parte della componitura del morgante» o, come sta scritto nel secondo luogo, «per parte dello aiutarci a comporre al morgante». E, doppiam. registrato del pari, nei medesimi luoghi, per il medesimo titolo, percepito dalla stessa persona, s’aggiunge ai due fiorini «uno mezo duchato», che nel secondo punto è posto sotto la data del «16 d’aprile», senza che a rigore ne consegua che il lavoro tipografico si fosse protratto fino a questo giorno. Si consideri l’espress. usata da chi registra: «fo conto sia prezo di questo aiuto». Ma l’entrata originaria del Pulci in S. Iacopo non era avvenuta con tutto il poema. Più che un anno avanti Giovanni di Nato, «cartaio», col quale erano continue le relazioni di affari, aveva commesso la stampa di Margutti, cioè di un estratto costituito dell’ottava iniziale e delle 245 che vanno dalla 112 del canto XVIII alla 155 del successivo; l’episodio prettam pulcesco, in cui Margutte apparisce e sparisce. Il 18 nov. 1840 – compiuta, si vede, o prossima a compiersi la composiz. tipografica – Giovanni «rechò due lisime (risme) di fogli» da servire per la tiratura; e il 6 di dic. ricevette 20 esemplari. Ne ebbe poi 30 il 26 dic.; 10 il 10 di genn. 1481 «quando andò a Pisa»; 20 adì 13 di «ferraio»; 20 il 9 di marzo, sotto il nome di Morganti; e 15 il 12 apr. In totale pertanto, fino a quest’ultimo giorno, 115 copie, delle dugentocinquanta, che, se non erro, si dovettero poter cavare dalle «due lisime». Tutto ciò abbiamo da carte che, spostate e capovolte, stanno alla fine del vol. (8v, 9v). Della stampa isolata dell’episodio inclino a credere ideatore lo stesso Pulci, che per Margutte, creatura originale e geniale del suo spirito, non poté non avere un effetto specialissimo. Non direi tuttavia che questa di S. Iacopo fosse la prima ediz., anche perché stimo probabile che la stampa separata, popolare di estens e di prezzo, sia particolarm. atta a spiegarci qnto abbiam letto al principio del poema nell’ediz. del monastero nostro, che chiamando il libro Morgante «si contenta il volgo». Vero che nel registro del Convento l’opera è chiamata Margutte; vero che al termine di un esemplare posseduto dalla Casanatense di un’ediz. dell’episodio che i caratteri potranno permettere di accertare se sia o non sia la nostra (che sia, dubito assai) sta scritto Finito el Margute piccolo; ma il testo, subito dopo l’invocaz, principia: Giunto Morgante un dì’n su’un crocicchio, ma, per qnto sia grande, e soprattutto caratteristica la parte data a Margutte, l’episodio ha pur sempre Morgante a protagonista; ma una xilografia sul frontespizio Casanatense, non certo peculiare a questa ediz. e che tiene anche luogo di titolo, rappresenta ambedue i personaggi sormontati dal nome rispettivo, con grande prevalenza di statura per Morgante, e finalm., allo stesso fra Domenico è accaduto in un caso di scrivere Morgante, 7 e non Margutte. Abbia o non abbia il Pulci ideato questo Morgante piccolo che io ho sempre ritenuto causa dell’epiteto di maggiore, da cui nei frontespizi e nelle citazioni il nome Morgante ancora non riesce a svincolarsi (altri vorrebbe invece ripeterlo dall’ediz di ventotto canti, avutasi primam. nel febbraio 1483), la didascalia iniziale dell’ediz del monastero di Ripoli che ho riportato più addietro, ci mostra che la designaz. di Morgante, attestataci fino dal novembre del 1478 da una lettera d’Ercole d’Este, non venne originalm dall’aut. Forse egli diceva Cantare o Cantari d’Orlando, mantenendo il titolo che par da attribuire all’opera da lui presa, come ormai tutti sanno, a rifare, probabilm messagli nelle mani da Madonna Lucrezia. E di persistere avrebbe avuto maggior ragione, una volta venuto nel pensiero di aggiungere una parte per la quale, morto e sepolto Morgante fino dal canto XX, quel titolo riusciva appropriatissimo. Non abbiamo noi in essa un epigono della Chanson de Roland? Di lasciare il poema in tronco quale sta nelle due ediz. simultanee del 1482… non poté essere per il Pulci vero proposito. A ciò si oppongono le ultime sette ottave, che annunziano, solennissimam e con particolari, un nuovo sconquasso. Che siano state composte per farsi giuoco del pubblico, non credo: e un forte motivo di non crederlo vedo anche nella circostanza che il canto XXIII è più corto di tutti quanti gli altri, Fino a questo punto il poema era già stato condotto dal Pulci nel 1470. Mancatogli l’esemplare che io ebbi la buona sorte di scoprire nel 1868, e volubile com’era, egli interruppe la composiz. Ma ciò nonostante l’opera dovette venire in fama e suscitare desiderio; e ci fu, o nel 1478 o poco avanti, chi pensò a darla alle stampe in un’ediz.,che la lettera di Ercole d’Este obbliga, o poco meno, a supporre e che potrebbe forse ancor essa uscire un giorno da qualche nascondiglio. Non fu eseguita all’insaputa dell’aut., se per essa fu composta la “Salve Regina” posta alla fine. Opp. sarebbero mai quelle tre ottave state aggiunte per la divulgaz. msa? Comunque, divulgaz., assentita dal Pulci del poema imperfetto, ci fu di sicuro; e ce l’attesta altresì il penultimo verso della stanza che precede alla preghiera, in cui vedi un rimedio scherzoso ad una condiz. esistente, anziché una burla originaria intenzionale, ‘diren quel che seguì nell’altro mondo’; verso che nel poema accresciuto diventerà ‘diren quel che seguì nel nuovo canto’. Di un’ediz. crit. del poema, che segnò un progresso di fronte a quella, ottima di già, che Gugl. Volpi curò venti e più anni fa (1900-1904) per la Casa Sansoni, è nato il disegno nella Crusca. Il cimelio di Modena varrà ad accrescerle di non poco la solidità delle fondamenta.

c. 19 – Riferimento bibliografico: Gugl. Volpi, Arare col bue e coll’asino, Nota filologica, Cortona, 1898, Estr. da Erudiz. e belle arti IV.

c. 20 – Riferimento bibliografico: G. Scutta, L’umanesimo, Firenze, Sansoni, Il pensiero italiano nell’Umanesimo e nel Rinascimento I. Parla di Paolo dal Pozzo Toscanelli e del Pulci (riferendosi a G. Uzielli, La vita e i tempi di Paolo dal Pozzo Toscanelli, Roma, 1894).

Nomi

Emilia Nesi
Pio Rajna
Achille Pellizzari
Giovanni di Nato
Luigi Pulci
Audifreddi
Luca Pulci
Bernardo Pulci,
Ercole I d’Este
Antonio Gondi
Lorenzo il Magnifico
Guglielmo Volpi
Mario Armanni
Pio II
Dionigi Pucci
Cosimo de’ Medici
Lucrezia Tornabuoni
Padre Fineschi
Pietro Bologna
Luigi Rangoni
Federico Patetta
Domenico da Pistoia
G. Scutta
Paolo dal Pozzo Toscanelli
G. Uzielli

Luoghi

Ripoli
Firenze
Milano
Corsignano
Cafaggioli
Marzocco
Arno
Pisa
Cortona
Roma

Ordinamento

Le carte sono state numerate a lapis da 1 a 20.

Scheda a cura di

Caterina Canneti

Revisione a cura di

Elisabetta Benucci