Unità documentaria
Franca Brambilla Ageno
Schede, "Cecchi, Proverbi con frasi figurati"
1954
1983
Schede dattiloscritte
109 cc.
Schede dattiloscritte riguardanti i proverbi del Cecchi. In particolare, si sono considerate le schede 7-109. Su ognuna di queste, si nota un proverbio del Cecchi col proprio riferimento al testo e una spiegazione. Si riporta, qui di seguito, l’elenco dei proverbi presenti:
c. 7 – Ad ogni uccello piace il grano.
c. 8 – Ogni uccello conosce il grano.
c. 9 – Dove corre l’utile il cuore e l’occhio si accordan di facile.
c. 10 – Il destatoio della notte è come la febbre etica.
c. 11 – Morto il corpo, morto il porco.
c. 13 – La virtù è il sapere, si conosce al furiar delle tempeste.
c. 14 – Non è concesso a tutti ire a Corinto.
c. 15 – Fate me indovino e vi farò ricco.
c. 16 – Anche le golpe si pigliano.
c. 17 – Chi non unge ben le girelle, spesso le non corrono.
c. 17bis – Di gennaio si fa di molto fien parole.
c. 19 – Da un’ora all’altra nasce il fungo.
c. 20 – A poca festa adoperare anche pochi moccoli.
c. 21 – La febbre continua ammazza l’uomo.
c. 22 – Chi ha gran duolo, mette gran strido.
c. 23 – Il domandare è senno.
c. 24 – La discrezione è la madre degli asini.
c. 25 – Il dipintor suol dipingere se stesso.
c. 26 – Il diavolo non è brutto come si dipinge.
c. 27 – Nata creatura è fatta una ventura.
c. 28 – Una corazza serve a cento brighe.
c. 29 – Tutti gli uomini hanno il cervello e ciascheduno l’ha vario.
c. 30 – Il cervello fa come la foglia.
c. 32 – Le donne con come il centauro, mezzo cavallo e tutto il resto bestia.
c. 34 – Anche l’asino si rallegra quando ha il basto nuovo.
c. 35 – Il cane che ha a servire a due padroni sta spesso senza cena e spesso cena due volte.
c. 37 – Anche il can morde il sasso che gli è tratto.
c. 39 – Sempre le mosche campeggiano addosso a’ cavalli magri.
c. 40 – Quanto è più vecchio l’arcolaio, me’ gira / Quanto più vecchio è e più logoro l’arcolaio, me’ gira.
c. 42 – A tempo della carestia si ha cura che la vettovaglia non vadia contro a bando.
c. 43 – Fra cent’anni, per noi, tanto varrà il lin che la stoppa.
c. 44 – Un uomo senza denari è come dire una galea senza biscotto.
c. 45 – Quando un uomo è sgraziato, insin le pecore lo mordono e le chiocciole lo cozzano.
c. 46 – Gli uomini non si misurano con le pertiche.
c. 47 – Chi ha testa di vetro non vada a battagliar di sassi.
c. 48 – Nel terren morvido ogni ferraccio vi si ficca dentro.
c. 49 – Ogni tempesta ferma qualche volta.
c. 50 – Tanto varrà il lin quanto la stoppa di qui a dugent’anni.
c. 51 – Le speranze dei poveri servi riescono come i sogni dei briachi.
c. 53 – A’ segni si conoscon le balle.
c. 54 – Alla prova si scortican gli asini.
c. 55 – La scesa va sempre a’luoghi deboli.
c. 56 – Tal scarpa appar di fuore attillata e galante, che ti storpia il piede.
c. 57 – Ogni sasso si cava da chi intende il verso.
c. 58 – Tale fa gran bocconi della sapa, che poi va più adagio con la mostarda.
c. 61 – Senza denari Salomone saria tenuto un asino smarrito.
c. 62 – Tanto va a quel che tiene il sacco quanto a chi ruba.
c. 63 – Nobiltà senza roba è come dire sella senza cavallo, botte senza vino o fummo senza arrosto.
c. 64 – Il ranocchio non morde perché non ha denti.
c. 65 – A ogni puledro è lecito spezzar una cavezza.
c. 66 – Senza denari non canta il prete in chiesa.
c. 68 – I presenti che danno i ricchi ai poveri, sono i saponi proprio che si adoperano per fargli sdrucciolare o nelle mitere o sulle forche.
c. 69 – I presenti vostri son quell’amo che dà un lombrico per pigliare un pesce.
c. 70 – Chi fu posto a mala luna, sta sempre terra, terra, e vien pasciuto da quante bestie passan per la strada.
c. 72 – Il nuovo podestà ne manda il vecchio.
c. 73 – Ogni pittore dipinge se stesso.
c. 74 – Chi piscia rasciughi.
c. 75 – Per una pianella che s’appai, si fanno cento zoccoli spaiati.
c. 76 – Il pesce tanto è buon quanto gli è fresco.
c. 77 – Chi non può dare all’asino percuote il basto.
c. 78 – Le pere mezze son quelle che si pappa l’orso.
c. 80 – Sta più in pericolo di impeciarsi chi tocca la pece che chi ne sta discosto.
c. 81 – Il peccato non nuoce se non a chi fa o ver consente al malfattore, e, com’è in proverbio, tiene il sacco a chi ruba e stassi cheto.
c. 82 – La pazienza è vivanda che si piglia col cucchiaio della rabbia.
c. 83 – Abbi pazienza e abbiti il danno stanno a casa e in una strada medesima, a muro a muro.
c. 84 – Ogni fil fa panno, ogni mal fa danno.
c. 85 – I panni rifanno le stanghe.
c. 86 – Quanto è migliore il basto più lo carica il padrone.
c. 88 – Ogni palagio, per grande che sia, è posto a discrezion d’un zolfanello.
c. 90 – Sempre fu botte e olio.
c. 91 – Non è fatto il fien per l’oche.
c. 93 – Le male nuove hanno le ale.
c. 94 – È più facile far stare insieme l’acqua e’l foco senza lite e quistion che nuora e suocera.
c. 95 – Le buone novelle hanno i piè rotti.
c. 96 – Le mosche danno addosso ai cava’ magri.
c. 97 – La morte fa tôr su le galline a’ signori come vassalli.
c. 99 – Non piglia uomo più moglie, s’è non è più di là che a Fonte Rutoli.
c. 101 – Non si accende per nessuno un moccolo, senza speranza di tirar la falicola.
c. 103 – Non si accende un moccolo senza speranza di cavarne merito.
c. 104 – Valer la messa piana quanto la cantando.
c. 106 – Molte fiate dell’uom tal man si bacia che si vorria più tosto veder mozza.
c. 108 – Il mal dell’infra due dà doppio tormento.
Cecchi
Franca Brambilla Ageno
Le carte sono numerate a lapis da 1 a 109.
Caterina Canneti
Elisabetta Benucci