Fascicolo
1. “Salviati Lionardo. Copie di lettere”.
18 agosto 1561
15 ottobre 1584
Il fascicolo, intestato originariamente “Salviati. Lettere”, contiene le copie, presumibilmente di mano ottocentesca, di 22 lettere di Lionardo Salviati a vari destinatari: 1, Lettera di Lionardo Salviati ad Alamanno Salviati, 18 agosto 1561, con la quale lo prega di accettare “questo nudo disegno fatto per mano di giovine artefice, e poco pratico; percioché egli potrà ancora forse figura di colori rivestita in luogo più palese lasciarvisi rivedere”; 2, Lettera di Lionardo Salviati a Jacopo Salviati, Firenze 16 febbraio 1563 [1562, stile fiorentino], con la quale gli invia una sua terza orazione in morte di don Garzia; 3, Lettera di Lionardo Salviati a don Francesco de’ Medici “Principe di Firenze e di Siena”, Firenze 30 aprile 1564, con la quale gli invia un’orazione non specificata; 4, Lettera di Lionardo Salviati al molto magnifico e reverendo monsignor Pietro Carnesecchi, 19 settembre 1564, con la quale gli manda l’Orazione per la morte di Michelangelo; 5, Lettera di Lionardo Salviati ad Annibal Caro, 1564, senza giorno e mese, con la quale accompagna l’invio di “queste nidiate di corbi, i quali io ho tanto tenuto in chiusa”; 6, Lettera di Lionardo Salviati all’eccellentissima signora donna Isabella Medici, duchessa di Bracciano, Firenze 2 febbraio 1565, [1564, stile fiorentino], dove chiede sostegno per la pubblicazione di una commedia giovanile di Girolamo Razzi, da lui già riveduta e in stampa presso i Giunti; 7, Lettera di Lionardo Salviati a monsignor messer Lorenzo Lenzi, vescovo di Fermo, 8 gennaio 1566 [1565, stile fiorentino], nella quale fa riferimento a un’Orazione del Varchi o fatta per il Varchi, recitata, per volere di Cosimo I e dell’Accademia, dal Salviati in occasione delle esequie dello stesso Varchi; 8, Lettera di Lionardo Salviati a Giovan Battista Adriani, 18 aprile del 1566 (originale nel Regio Archivio Centrale di Stato, ora ASFi, Carte Strozziane, filza 18), nella quale riferisce di una “provisione” fatta dall’Accademia per la riammissione degli accademici fiorentini espulsi nel 1547 e lo informa che il Lasca si vuol valere di questo beneficio; chiede infine ad Adriani, nel suo ruolo di Censore dell’Accademia fiorentina, di concedergli la licenza a stampare le “diece egloghe” che gli manda; 9, Lettera di Lionardo Salviati al cardinal [Innocenzo] del Monte, Firenze 3 maggio 1567, dove lo informa, dopo averlo ringraziato per il patrocinio accordatogli, di aver “preso ardire […] di dedicarle il primo libro delle mie orazioni”; 10, Lettera di Lionardo Salviati a Jacopo Sesto d’Aragona Appiano Signore di Piombino, Firenze 1 aprile 1570, con la quale lo informa della pubblicazione imminente di un’orazione con le lodi del Gran Duca Cosimo de’ Medici, che è “fratel cugino” dell’Appiano; 11, Lettera di Lionardo Salviati a [Ottavio Farnese] duca di Parma e Piacenza, Firenze 18 maggio 1570, dove lo informa dell’intenzione di scrivere l’origine e la storia di “Casa Farnese”; 12, Lettera di Lionardo Salviati a don Francesco Medici, Granduca di Toscana, Pisa 22 aprile 1571, con la quale gli comunica che gli dedicherà una sua orazione; 13, Lettera di Lionardo Salviati a don Francesco de’ Medici granduca di Toscana, Firenze 12 maggio 1574, con la quale gli trasmette “quelle parole” che “pubblicamente furon fatte da me in Pisa […] nella celebrazione dell’esequie del Serenissimo Granduca Cosimo degno padre di lei”; 14, Lettera di Lionardo Salviati a monsignor Anton Maria Salviati nunzio presso il Re di Francia, Firenze 15 giugno 1575: “Vostra Signoria Reverendissima et Illustrissima mostrò pur dianzi di ricevere in grado la protezione, e quasi il feudo di alcune cose mie, offertale di persona, la qual poteva sicuramente a suo intero piacimento disporne”; 15, Lettera di Lionardo Salviati [a monsignor Anton Maria Salviati?] 7 agosto 1576, con considerazioni sullo stile di Boccaccio, soprattutto relativo allo stile delle novelle (in alto, un appunto a lapis informa che la lettera è stata pubblicata in appendice all’illustrazione storica del Boccaccio scritta da Domenico Maria Manni); 16, Lettera di Lionardo Salviati al signor Cavaliere Baccio Valori, Roma 7 aprile 1581, nella quale, dopo averlo avvertito che manderà messer Filippo Spadini a prendere un libro nei “cassoni” che gli ha lasciato, lo informa che il “Boccaccio è finito d’accomodare”; 17, Lettera di Jacopo Salviati a Jacopo Boncompagni duca di Sora, marchese di Vignola e Governatore generale della Chiesa, Firenze 1 ottobre 1582, dove scrive che il “Decameron” del Boccaccio è stato "ridotto da lui alla sua vera lezione, per comandamento di S. Altezza" [Francesco I]; il volume uscirà sotto “L’inclito nome dell’Eccellenza Vostra”, perché, grazie alla sua protezione, ha potuto attendere a questo e ad altri lavori; 18, Lettera di Lionardo Salviati a Baccio Valori a Firenze , 23 gennaio 1583 [1582, stile fiorentino], nella quale lo informa che il "Boccaccio" si ristampa di nascosto a Venezia e “ancora non si può saper da chi”; lo esorta a “far[gli] grazia a ogni modo di quel Pietro Crescenzio” che “lo farei stampare con diligenzia, et in bella forma”; 19, Lettera di Lionardo Salviati a Sperone Speroni a Padova, Firenze 25 giugno 1583 (1585 a lapis), dove lo rassicura che salderà il suo debito; 20, Lettera di Lionardo Salviati al cavalier Baccio Valori, Padova 23 ottobre 1583, Salviati informa che Ruberto Pappafava, gentiluomo padovano discendente dei signori di Carrara, “s’obbligò di fondare una commenda di ius patronato per se, e suoi discendenti”; 21, Lettera di Lionardo Salviati al cavalier Baccio Valori, Firenze 15 ottobre 1584, dove loda un libro del Passavanti; 22, Lettera di Lionardo Salviati a Jacopo Boncompagni duca di Sora e generale della Chiesa, s.d. (1584, a matita), con riferimenti alle novelle del Boccaccio, di cui gli era stata commissionata la cura da un Principe; 23, Lettera di Lionardo Salviati al Priore degli Innocenti, s.d., sulla definizione di “aceto” e sulle sue attestazioni.
In completo disordine, siamo intervenuti ripristinando l'ordine cronologico.
Elisabetta Benucci
Elisabetta Benucci