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Scheda di archivio


Collocazione


Livello di descrizione

Fascicolo

Titolo

2. “De Minicis Gaetano”

Data Iniziale

5 aprile 1854

Data Finale

13 dicembre 1861

Contenuto

Il fascicolo, intestato originariamente “De Minicis G.” con l’annotazione a penna “Perticari”, raccoglie i seguenti documenti: un’epigrafe, a firma De Minicis, e 9 lettere di De Minicis, 7 delle quali a Giuseppe Manuzzi. Nello specifico il fascicolo contiene: A, Appunto dattiloscritto di Adelia Noferi con notizie su Gateano De Minicis, erudito marchigiano esperto di storia ed iscrizioni del Fermano; 1, Bifoglio che riporta a c. 1r e v una Epigrafe in latino della vita di Giulio Perticari, firmata da Gaetano de Minicis, e a c. 2 r e v la versione di detta epigrafe in italiano; 2, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 5 aprile 1854, nella quale lo ragguaglia su Barbi Adriani e sulle ottave da lui scritte. Gli comunica notizie del comune amico Zefirino Re e lo rassicura sul pagamento da parte del canonico Rainaldi. Lo informa di aver ricevuto il secondo fascicolo del trattato del Rambelli sulla epigrafia italiana e lo ragguaglia sulle lodi apparse sulla “Civiltà Cattolica” (vol. 5, fasc. 95, p. 559), relative a due elogi scritti da Manuzzi “l’uno sopra il Ricasoli, l’altro sopra Anna Pitti Laparelli”; 3, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 25 ottobre 1854, dove lo avverte di aver ricevuto due copie “del bellissimo elogio del Conte Della Gherardesca”, una delle quali destinata all’amico Zefirino Re, che di suo pugno scrive in capo alla lettera alcune righe di ringraziamento per il dono. Si dispiace dei ritardi nei pagamenti da parte dei “tre socj morosissimi di Treja” (Sagrini, eredi Acquatici e il canonico Rainaldi) e li solleciterà. Gli manderà presto un’iscrizione che ha appena composto e un elenco delle opere da lui possedute dello stesso Manuzzi, “poiché siate così gentile d’offerirmi quelle che mi mancano”. Infine gli racconta di una visita fatta al conte Altemps assieme all’amico Zefirino; 4, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 20 novembre 1854 e, nello stesso bifoglio, altra lettera dell’avvocato Raffaele de Minicis sempre a Manuzzi, Fermo 22 novembre 1854, dove si parla della situazione del “pupillo” di Manuzzi, dei pagamenti da esigere e della “disgrazia” della “Società Cartaria”. Raffele Di Minicis, nella sua lettera, elenca le opere a stampa di Manuzzi in loro possesso¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ (segue una nota autografa di Manuzzi, datata 8 febbraio 1855, con i titoli delle sue opere inviate); 5, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 12 aprile 1858, con la quale De Minicis, dopo aver accennato alla vendita di un terreno, lo informa di aver letto sulla “Civiltà Cattolica” l’annuncio della “prossima edizione che si farà del vostro Vocabolario con molte migliaia di voci non registrate”; gli chiede inoltre se ha letto l’opera di Prospero Viani, stampata da Le Monnier: “Quante cose ha egli detto per allargare il modo di scrivere nella nostra bellissima lingua! Alla fine ne verrà che possa adoperarsi qualunque vocabolo anche senza consultare il dizionario!!”. Lo avvisa infine che un certo dottor Lamponi conserva presso di sé la copia delle lettere del Cesari, già possedute dal canonico don Ottone Rainaldi di Treia, e “che non è possibile di esigere il danaro senza un giudizio formale”; analogamente con gli altri due debitori: “Gl’altri due socii Gaetano Aquatici, morto da più anni, e Domenico Sagrini non vogliono pagare senz’atti giudiziali nonostante le premure e da me e dal Lamponi fatte alla vedova dell’Acquatici”: non sa cosa fare di più, per esigere il debito; 6, Lettera di Gaetano de Minicis al marchese Cesare Trevisani a Firenze, Fermo 16 giugno 1860, nella quale lo avverte della morte del fratello Raffaele e gli chiede di informarsi se Gino Capponi ha ricevuto il “suo francescone” per “la medaglia, che si divisava coniare per l’ottimo G.P. Vieusseux”: a me conveniva associarmi per tale impresa, avendo avuto molte gentilezze e dal Vieusseux, e dal Capponi quando nel 1844 io mi trattenni in Firenze” (all’interno del bifoglio, che costituisce la lettera, è allegata la ricevuta di pagamento fatto a Capponi, 3 maggio 1859); 7, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 28 luglio 1860, dove lo avvisa della morte del fratello, e della salute del comune amico Zefirino Re che ha 78 anni di età; accenna al padre Vincenzo Martini di Santa Vittoria che vorrebbe “fare acquisto della metà de’ beni che si ebbero da Barbi Adriani, avendo comperato l’altra metà dai noti coniugi”. Lo informa che “Il padre Lamponi nulla ha potuto ottenere dai consaputi socii di Treja; e tiene egli una copia delle lettere Cesariane renduta al Canonico Rainaldi, che sono a vostra disposizione”; 8, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 29 gennaio 1861, nella quale lo informa che Zefirino Re ha ricevuto dal Re la Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro. Lo prega di inviargli qualche sua “produzione”, approfittando del tramite di Antonio Donati, “giovane caldissimo della nostra lingua e scrittore assai pulito”; 9, Lettera di Gaetano de Minicis a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Fermo 13 dicembre 1861, nella quale, dopo aver fatto riferimento a questioni finanziarie e ipotecarie, lo ringrazia delle gentilezze ricevute “da voi nella permanenza in codesta bellissima Firenze”; lo prega di fare in suo nome visita alla signora Contessa Carranti vedova Dominici per salutarla. Lo informa infine che Zefirino Re ha avuto dal Re una pensione di 50 lire mensili; 10, Lettera di Gaetano De Minicis a Giovan Battista Crollalanza, celebre genealogista, a Ravenna, Fermo 15 agosto s.d.

Scheda a cura di

Elisabetta Benucci

Revisione a cura di

Elisabetta Benucci