Fascicolo
10. "Sorio Bartolomeo bis"
17 maggio 1844
26 marzo 1852
Il fascicolo, intestato originariamente “Sorio Bartolomeo”, raccoglie 29 lettere di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi (e vd. in questa stessa busta il fascicolo 6, anch’esso intestato “Sorio Bartolomeo”); sulla camicia si legge la nota aggiunta successivamente, “Sorio Bartolomeo bis. 57 [sic] lettere al Manuzzi (in parte copie). Copia di lettera di Antonio Cesari”. Le lettere presentano una numerazione antica a matita a partire dal numero 29. Nello specifico il fascicolo contiene: 1, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 17 maggio 1844 (già numerata 29), nella quale si congratula con lui dopo aver letto “il libretto de’ Dodici articoli e Sulla Vita di S. Alessio”: “Se ciascun testo di lingua fosse recato a quella correzione, e ne fosse cavato quel frutto che voi solete fare in servigio del Vocabolario italiano, si potrebbe avere la perfetta purga della Crusca, che da tanto tempo desideriamo”. Dopo aver accennato polemicamente all’edizione curata da Francesco Tassi dei “Trattati morali di Bono Giamboni”, trascrive due lettere di Antonio Cesari al padre Zanotti, una del 16 febbraio 1808, l’altra senza data. Riferisce infine dell’intenzione dei Padri gesuiti di pubblicare una scelta delle lettere di Annibal Caro ad uso dei loro studenti; 2, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 8 luglio 1844 (già numerata 30 a matita), dove trascrive le informazioni filologiche ottenute da Benassù Montanari e lo avverte che gli spedirà copie del suo “Grisostomo” e delle sue “Cento Meditazioni”; 3, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 19 novembre 1844, (già numerata 31 a matita), nella quale si compiace della notizia della prossima stampa delle lettere di Antonio Cesari e promette che troverà associazioni all’opera. Accenna poi a due luoghi del “Canzoniere” di Petrarca, che in tutte le stampe si leggono errati e che commenterà in alcune lezioni da tenere all’Accademia Colombaria; a c. 1 v. Lettera di Pietro Cesari a Manuzzi, Verona 19 novembre 1844; 4, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 25 gennaio 1845 (già numerata 32 a matita), con la quale invia una sua pubblicazione, allega la copia di una lettera di Antonio Cesari (che manca) e lo informa della distribuzione degli “Avvisi di associazione” per l’edizione dell’epistolario di Cesari; 5, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 27 febbraio 1845 (già numerata 33 a matita), nella quale chiede se ha ricevuto “la stampa di due lezioni Accademiche, che furono pubblicate nel nostro foglio di Verona, da me composte in servigio del testo di Francesco Petrarca”; gli chiede inoltre di associarlo al “Vocabolario degli Accademici della Crusca” e di fargli avere i fascicoli fino ad allora pubblicati; 6, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 4 agosto 1845 (già numerata 34 a matita), con la quale invia “un opuscoletto latino del Cesari” stampato a Verona e sei copie delle sue lezioni sopra Petrarca; 7, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 6 febbraio 1846 (già numerata 35 a matita), nella quale accenna, dopo aver detto che ancora non è in grado di dare un parere argomentato “sulla Crusca della quinta impressione accademica”, di essersi occupato “nello allestire la stampa delle correzioni, e delle Giunte da fare alla Crusca che il nostro D. Paolo Zanotti lasciò ne’ suoi Mss. e presto darò alle stampe quanto ho trovato da formare un corredo ai Vocabolarii”. Chiede poi di dargli un parere sull’edizione del “Decameron” di Boccaccio fatta da Dal Rio e di procurargli i “Prolegomeni” di Gioberti che un religioso suo amico vorrebbe leggere e studiare; 8, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 9 o 10 aprile 1846 (già 37 a lapis), nella quale conferma di aver già consegnato tre napoleoni a Pietro Cesari per il pagamento di alcuni fascicoli del Vocabolario della Crusca (quinta impressione); polemizza sul termine “rimpiazzare” e informa che è in stampa una breve vita di S. Antonio da Padova composta da padre Morelli; 9, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 21 aprile 1846 (già numerata 36 a matita), nella quale gli chiede di “levare la nota sulla novella della Matrona Efesina”; lo informa che il comune amico Antonio Enrico Mortara “facilmente prenderà qualche copia delle Lettere Ciceroniane” e gli conferma che “il libro cavato dal Pinamonti con le Meditazioni sopra l’amor di Dio dell’Idiota non fu compilato dal P. Cesari”; 10, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 28 dicembre 1846 (già 38 a lapis), nella quale si compiace del ricevimento dell’edizione delle lettere di Cesari, gli chiede di avere “la novella Efesina nel foglietto che levaste dal libro, sostituendone un altro” e gli conferma che farà indagini su “quel Conforto nelle Tribolazioni e quelle Meditazioni” che Manuzzi ritiene essere opere di Cesari; circa i suoi tanti lavori, ragguaglia: “Ho finito il lavoro dei studii Zanottiani sul Vocabolario della Crusca, cioè dai Mss. di D. Paolo Zanotti ho tratte, e messe in punto le giunte pel rimanente del suo Dizionario, e le emendazioni critiche ho sposte, che erano solamente accennate”; 11, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, 10 maggio 1847 (già numero 39 a matita), nella quale manifesta disinteresse per il Vocabolario napoletano che si stampa a Mantova: “ognuno può far della sua pasta gnocchi”, mentre sarebbe interessato ad avere l’edizione “delle metamorfosi antico volgarizzamento”, pubblicata a Firenze da Cesare Guasti e Casimiro Basi; 12, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 3 giugno 1847 (già numerata 40 a matita), nella quale si sofferma a lungo sulle giunte dello Zanotti e lo esorta ad “apparecchiare un’altra più ricca e corretta edizione del vostro Vocabolario”; 13, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 5 luglio 1847 (già numerata 41 a matita), nella quale conferma il ricevimento del “Boccaccio […] liberato, non senza qualche spesa dalla cattura della censoria podestà milanese […] ma credo meglio di riserbarmi a purgarlo in man vostra quando verrete per questa unione dei dotti che è per celebrarsi a Venezia”; 14, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Verona (in casa Cesari), 14 ottobre 1847 (già numerata 42 a matita), con la quale riferisce che il marchese Canossa, d’intesa con don Borsati, concederà a Manuzzi di copiare tutte le lettere di Cesari in suo possesso; 15, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 20 gennaio 1848 (già numerata 43 a matita), con la quale gli invia, per eventuali correzioni, la sua lezione “sopra due luoghi” della Divina Commedia di Dante da leggere alla Colombaria, e “tre copie dell’Esopo e del Petrarca da me pubblicate”, da destinare a Casimiro Basi e a Cesare Guasti; 16, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 27 gennaio 1848 (già numerata 44 a matita), nella quale loda alcuni opuscoli sacri pubblicati da Manuzzi e si sofferma su questioni filologiche e linguistiche che riguardano i lemmi “vistezza” e “vispezza”; 17, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 4 settembre 1849 (già numerata 45 a matita), dove lo informa di aver messo “in punto di stampare l’edizione corretta del Tesoro di Ser Brunetto, e ad appoggiare le correzioni conosciute sulla scorta del Testo originale francese, ebbi un ottimo Ms. della Marciana; quel medesimo che il Salviati dice ottimo, che fu del Lasca, e poi del Manni”; 18, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Lucignano, Verona 2 novembre 1849 (già numerata 46 a matita), con riferimento alle “Pistole di S. Bernardo da voi pubblicate”, il cui testo ritiene esser “troppo migliore del mio”: lo esorta pertanto “a seguitar voi l’impresa di stampare non che le Piissime meditazioni di S. Bernardo volgarizzate”; 19, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi, Verona 12 gennaio 1850 (già numerata 47), nella quale espone una serie di dubbi relativi all’edizione del "Tesoro" di Brunetto Latini che sta preparando; anzi gli allega un bifoglio con la trascrizione di passi dubbi, pregandolo di controllare alcuni mss. e di indicare la lezione più opportuna; 20, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 21 marzo 1850 (già numerata 48 a matita), nella quale lo informa di aver ricevuto “le vostre Iscrizioni”, alcune delle quali già conosceva “avendone già lette e ammirate parecchie nella Raccolta del Mamiani”; lo ragguaglia sulla vendita delle copie delle Iscrizioni e delle “Lettere Cesariane” e si rammarica di non aver ancora avuto dall’editore Gigli il volume da lui curato e già stampato “Cento Meditazioni sulla Vita di Giovanni Crisostomo”; 21, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 14 maggio 1850 (già numerata 49 a matita), con la quale gli annuncia la spedizione di due “opuscoletti”: un saggio da lui scritto su Brunetto Latini e uno dell’erudito Cesare Cavattoni; 22, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, 11 giugno 1851 (già numerata 50 a matita), nella quale lo informa di aver venduto l’ultima copia rimastagli dell’"Epistolario Cesariano", e due copie dell’“Epigrafia toscana” di Manuzzi; 23, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, 21 giugno 1851 (già numerata 51), nella quale scrive di non conoscere lo "Specchio della vita Spirituale" di frate Angelico da Prato, e si dichiara disponibile a ristamparlo, oppure a pubblicarlo se mai edito; gli chiede inoltre se è intenzionato a ristampare a Verona il “Dizionario italiano”, nel qual caso “potrestemi avere per sozio”; lo ragguaglia infine sui suoi studi su Jacopone da Todi; 24, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 15 gennaio 1852 (già numerata 52 a matita), dove, oltre ad accennare ad alcune raccomandazioni, acclude una lettera per Pietro Fanfani; 25, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 17 gennaio 1852 (già numerata 50 a matita), dove accenna all’esito infelice della precedente raccomandazione; 26, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi, Verona 25 gennaio 1852 (già numerata 54 a matita), nella quale lo informa che riuscirà a procurarsi “il Frammento del Girone” (pur fuori commercio) e gli annuncia che stamperà lo “Specchio Spirituale di S. Bonaventura” insieme alle altre opere del santo; 27, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Verona 31 gennaio 1852 (già numerata 55 a matita), nella quale accenna alla pubblicazione, da parte di Ottavio Cagnoli, delle “epigrafi tutte sepolcrali latine e italiane veronesi”: poiché si vorrebbero distinguere dalle altre quelle di Antonio Cesari, gli chiede di inviare l’indice (“la serie dei nomi e dell’anno per cui e in cui furono fatte”) di tali epigrafi; 28, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi, Verona 7 febbraio 1852 (già numerata 56 a matita), nella quale lo informa che ha ricevuto “l’ottima scrittura della Falconeria” (e ne ha ringraziato Alessandro Mortara) e che presto gli invierà “il secondo volume del Bonaventura, ‘le cento Meditazioni’, nella cui appendice troverete da fare il ricco spogli di voci non registrate dalla Crusca”; 29, Lettera di Bartolomeo Sorio a Giuseppe Manuzzi, Verona 26 marzo 1852 (già numerata 57 a matita), nella quale lo avverte che ha finito di stampare “le Cento Meditazioni” e che presto vedrà la luce “l’altro volume della Teologia Mistica e delle altre operette del medesimo santo”.
Elisabetta Benucci
Elisabetta Benucci