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Scheda di archivio


Collocazione


Livello di descrizione

Fascicolo

Titolo

1. "Azzocchi Tommaso (1)"

Data Iniziale

27 gennaio 1844

Data Finale

23 giugno 1847

Contenuto

Il fascicolo, intestato originariamente "Azzocchi Tommaso (V) (1844-46)", contiene 30 lettere di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi, per il periodo 27 gennaio 1844 - 23 giugno 1847 (e vd. i 4 fascicoli successivi sempre intitolati a Tommaso Azzocchi). Le lettere hanno un’antica numerazione progressiva a matita da 110 a 141. Il fascicolo contiene: 1, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 27 gennaio 1844 (già numerata 110 a matita) dove gli ricorda “l’invito pel monumento del Cesari” da pubblicarsi presto, soprattutto prima che Monsignor Marini, uomo potente, sia inviato in Portogallo (dovrebbe trattarsi della firma del manifesto associativo per l’erezione di un monumento ad Antonio Cesari); 2, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 11 aprile 1844 (già numerata 111 a matita), nella quale, oltre a sollecitare “il monumento per Cesari”, lo esorta a raggiungerlo a Roma; 3, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 24 aprile del 1844 (già numerata 112 a matita), nella quale lo informa che è padre Morelli il promotore del monumento in onore del Cesari; 4, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 14 maggio 1844 (già numerata 113 a matita), nella quale si sofferma sulle scarse finanze di entrambi; 5, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 28 maggio 1844 (già numerata 115 a matita), nella quale, dopo aver accennato “alla licenza datali dal Brignole”, lo informa che padre Morelli sarà a Firenze e che vorrebbe incontrare Manuzzi; 6, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 1 giugno 1844 (già numerata 114 a matita), dove accenna alle legature delle due copie (probabilmente del vocabolario) destinate una al Pontefice e una al suo Aiutante di camera: sarà padre Morelli a portare in dono al Papa queste copie; 7, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 10 giugno1844 (già numerata 116 a matita), nella quale lo informa che padre Morelli ha presentato il vocabolario di Manuzzi al Pontefice e che lo stesso Morelli è già partito per Firenze con l’intenzione di incontrare il priore Ricasoli e lo stesso Manuzzi; 8, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 27 luglio del 1844 (già numerata 119 a matita), dove lo informa di aver ricevuto da Moroni una medaglia d’oro del valore di 30 scudi e lo rassicura che “per mezzo della Segreteria di Stato vedrò di farti avere ogni cosa”; 9, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Osimo 30 agosto del 1844 (già numerata 118 a matita), con la quale lo informa che leggerà pubblicamente a Osimo, in una imprecisata Accademia, una prosa da lui composta; 10, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 9 gennaio 1845 (già numerata 119 a matita), dove, oltre a raccontare delle sue condizioni di salute che non gli permettono di scrivere agli amici (come a Falconieri e a De Angelis), si compiace che Manuzzi pubblicherà le lettere di Cesari; a tal proposito lo informa che ha avuto in dono da Montanari “la sua istruzione epistolare pe’ giovani”, opera nella quale vengono portate come esempio non solo lettere di classici ma anche di moderni, “e specialmente quelle del suo oracolo, il Monti”; infine gli comunica che il busto di Cesari è stato posto in Campidoglio e gli chiede qualche ritratto “de’ nostri Classici” per ornare il suo studio (gli interesserebbero in particolare ritratti di Davanzati, Della Casa, Ariosto, Tasso, Chiabrera); 11, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 1 aprile 1845 (già numerata 121 a matita), nella quale, dopo aver comunicato la morte di Scarelli, si lamenta di non aver avuto da Manuzzi alcun ritratto di letterati, specialmente di Davanzati e di Della Casa; lo informa infine di aver trovato una quindicina di associati e che presto rimanderà “i manifesti coi nomi”; 12, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 12 aprile 1845 (già numerata 122 a matita), nella quale si parla di questioni finanziarie; 13, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 3 dicembre 1845, (già numerata 123 a matita), con ancora riflessioni su questioni finanziarie; 14, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 febbraio 1846, (già numerata 127), nella quale lo informa di aver ricevuto il “Boccaccio”, di essere in procinto di andare a stare “dove è sepolto il Tasso” (convento di S. Onofrio) e di possedere solo una copia della sua traduzione di Cornelio, che presto ristamperà; infine il poscritto: “Ho terminato la stampa del Vocabolario: adesso si lavora su i modi falsi” (cfr. “Vocabolario domestico della lingua italiana, compilato da m. Tommaso Azzocchi [...] in questa seconda edizione corretto ed accresciuto dall'autore con aggiunta di una raccolta di voci e maniere false e di proverbi”, Roma, Stamperia Monaldi, 1846); 15, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 12 marzo 1846 (già numerata 120 a matita), nella quale lo informa che fu Benedetto Romagnoli “che portò il pacco al Segretario dell’Eminentissimo” e che ha ricevuto i tre tomi delle lettere ciceroniane di Cesari; gli comunica infine che non conosce il bibliotecario Dante Pieralisi; 16, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 7 aprile 1846 (già numerata 124 a matita), con la quale lo informa di non essere più in tempo a seguire il consiglio “di mettere modi falsi dopo i proverbi” (in riferimento al “Vocabolario domestico della lingua italiana, compilato da m. Tommaso Azzocchi..”, cit.); si preoccupa inoltre che Manuzzi possa dare alle stampe la “la vita di Guidubaldo” che gli ha inviato: “Per carità, mio buon amico, non fare; che sarebbe grave peccato”; 17, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 aprile 1846 (già numerata 125), nella quale scrive: “Che mai mi dici? Si pubblicherà la vita di Guido Ubaldo? […] Io te la detti, perché la leggessi, e facessi la scelta delle voci, se pur ve ne fossero state, non citate nel Vocabolario; e non mai perché si stampasse […] vi sono delle espressioni che fanno onta al pudore”, e che sono sconvenienti per un cristiano, soprattutto un prete; 18, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 27 aprile 1846 (già numerata 126), dove allude all’invio di libri alla Regina e al Re (di Sardegna); 19, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 5 maggio 1846 (già numerata 128) nella quale esprime la sua soddisfazione: “Mi hai ridato la vita circa la stampa di quel Ms. che non offende il pudore, si pubblichi pure” (vd. qui lett. 16 e 17); 20, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, 14 maggio 1846 (già numerata 129 ), dove lo informa di una richiesta di acquisto del vocabolario di Manuzzi; 21, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 giugno 1846 (già numerata 131), nella quale parla a lungo delle lettere di Cesari, di due di queste edite da Rambelli e di certe altre da lui medesimo spedite in Russia, alla principessa Gagarin; infine gli scrive: “delle due copie del Vocabolario [domestico] l’una è per te, l’altra per quella perla d’uomo del Baron Ricasoli”; 22, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 11 luglio 1846 (già numerata 133) nella quale lo ragguaglia sull’ottima accoglienza da parte del “Segretario Gandolfi” della lettera dedicatoria scritta da Manuzzi; 23, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 25 luglio 1846 (già numerata 134), nella quale lo informa della sua malattia e della necessità di andare in campagna; 24, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Forlì, Roma 13 novembre 1846 (già numerata 137), nella quale lo consiglia di far avere a Pio IX, tramite il segretario Gandolfi, un esemplare del vocabolario; lo informa inoltre che per la vendita delle proprie opere si affiderà al libraio Bordanchini; 25, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Gavignano 16 dicembre 1846 (già numerata 135), dove racconta della sua malattia e gli chiede spiegazioni sul perché “il nostro Rossi è stato tolto dalla Delegazione e posto a sedere”; 26, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Forlì, Roma 7 gennaio 1847 (già numerata 136), nella quale lo informa di aver ricevuto “la balla delle lettere Cesariane” (pagata 37 paoli e mezzo alla dogana) e di aver dato “una guardata ai due Tomi”: lo ringrazia pertanto “di cuore e del dono, e di quello che hai detto di me”; 27, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 27 gennaio 1847 (già numerata 138), nella quale, dopo avergli indicato che “il vicario de’ Padri Barnabiti si chiama Ventani”, lo ragguaglia sulla distribuzione delle copie delle “Lettere” di Cesari (a Betti e a Muzzarelli); 28, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 22 maggio 1847 (già numerata 139), dove ancora lo ragguaglia sulla distribuzione delle copie delle “Lettere” di Cesari e sulle cifre incassate; 29, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 9 giugno 1847 (già numerata 140), nella quale rendiconta sulla vendita delle copie delle “Lettere” di Cesari e sulle cifre incassate; 30, Lettera di Tommaso Azzocchi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 23 giugno 1847 (già numerata 141), nella quale si sofferma (senza saper dare una spiegazione precisa) sulla locuzione “andare a volta”; chiede poi notizie sulla risposta di Ricasoli: “Che v’à detto il Ricasoli del Canonicato? Non v’è, né vi può essere canonicato per me?”.

Scheda a cura di

Elisabetta Benucci

Revisione a cura di

Elisabetta Benucci