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Farina Nel quale si riscrivono le composizioni Della Tramoggia scelte da i Censori per leggersi Nell'Accademie pubbliche
Poesie Recitate nell'Accademia Pubblica in lode del Chiaro Il di 16 Agosto 1706
Qualor le ciglia innalza l'Arno, e scorge
Qual invidia fu mai, e qual destino
Ahi quel bel volto maestoso, e chiaro
Sovente al cor mi disse un mio pensiero
Quel chiaro fonte, che correa siguro
Un unico lume de Corsini Eroi
Questa, che un tempo si volgea d'intorno
Per celebrar le vostre glorie, e quale
Quale sfolgora in Ciel novello ardente
Dogliosi affetti, che dagli occhi al seno
Quando di mille eccelse Doti adorno
Spento è il primo valor, l'alto sostegno
Qualora il mio pensier mi leva in parte
L'alma mia, che giacea nel duolo assorta
Poesie Recitate nell'Accademia Pubblica dello Stravizzo il dì 14 Settembre 1706
Caro dell'Alma insidioso male
Il primo albor non appariva ancor
Vegliai le notti, e or l'una, or l'altra sponda
Quando le belle Angeliche serene
Quella Porta
Come depone alla stagion novella
Chi mai ti fè quelle pupille ardenti
Quando su in aria di Pietà risplendi
Ov'era Invidia d'Ignoranza figlia
Stanco, e già sazio di soffrir la dura
E che sei tu speranza? Un caro affanno
Fiero industre Pennel, che atterri e uccidi
Mentre del viver mio tramonta il giorno
Sparge di fiori al vincitor la via
Poesie Recitate nell'Accademia Pubblica Dello Stravizzo il dì 12 Settembre 1707
Falsi colori dipinto bugiardo
Qual Donna in terso, e fedel vetro legge
Vago Augellin, che in si soavi accenti
Vano temor di ciò ch'il mondo pave
O Verginella umile
O bella, o vaga, o più d'ogni altra al core
Dagli anni eterni entro al comun periglio
Tirsi, Tirsi, ove sei? Tirsi in buon'ora
Fammi Nise gentil, ma di tua mano
Danzano intorno a Dio gli spirti eletti
Tornami a mente il dolce atto natìo
Figli, che agli atti, e al viso
Creata l'alma semplicetta e bella
Poveri, muti, ignobili colori
Come se 'l cacciator sicuro, e franco
La mia spoglia più fral si giorno in giorno
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica in Lode Dell'Innominato Sen.re Vincenzio da Filicaia Il di 30 Luglio 1708
Ape ingegnosa a mattutini albori
Poiché ebbe in guise inusitate, e nuove
Morto è Vincenzio: aime! Muse piangete
Quella, o Vincenzo quella sacra Lira
Spirto eccelso, e gentile
Nacque Cigno sull'Arno, è al suo natale
Qual avvien, che su in cielo allegro avvampi
Ov'è quel sacro petto in cui piovea
Muse, che in negra veste oggi piangete
Verdi, molli e fresch'erbe
Suol provido Cantor pria, che sprigioni
Poiché Vincenzo colla cetra d'oro
Dunque tanto saver, tanto consiglio
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Dello Stravizzo il dì 17 Settembre 1708
Posso dir, che'l mio cuore è un Mongibello
Qual Villanel, che della Terra in seno
Per formar di Madonna un bel ritratto
Folle che dietro a falso amor cercai
Placido rio, che da pendice amena
Chi è costei, che contra l'ozio armata
Odio il volgo profano, i ciechi inganni
Allorché ruinoso ampio torrente
Dall'onde, ahime, dell'Amoroso mare
Ahi con qual forza de' tormenti l'onda
Pronto a varcare ardito Pellegrino
In morte dell'Innom. V. Benedetto Averani Sonetto della Tramoggia
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica in Lode Dell'Innominato D. Benedetto Averani Il dì 5 7bre 1709
Vidi Minerva con Crin sparso incolto
Chiuso era Pindo, e a custodir le Porte
Morto è il gran Tosco, alla sua Tomba accanto
Veggio, che segue a far suo corso il mondo
O speranze caduche, o voti fiali
Qui giace Benedetto, e Lauro, e Gigli
Dolor, perché mi guidi
Quei, che in eletto Marmo Ercol formano
O voi, che degnamente in questo giorno
Nascer vid'io d'alta eloquena un Fiume
Fiorenza mia, se lagrimoso il Ciglio
Ite carmi dolenti, ite alla Tomba
Dal sublime suo fonte Arno dolente
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica nel rendere, e pigliare gl'Ufizi Il dì 27 Settembre 1709
Non templi, od Archi, e non figure, o segni
Io già donna del mondo al fido speglio
Quel fulmine crudel, che quercia, e Faggio
Lasso io cantai, oh miei dogliosi e tristi
Tal dai begli occhi una cruel Battaglia
Vivo Signore in quella guisa appunto
Pe 'l gran fallir, oimè del guasto mondo
Erano i sensi incontro all'Alma usciti
Ebbro d'Amore, ebbro di gloria un giorno
Su fuggite o Pastori
Qual vasto Fiume impetuoso, e fiero
Come in gran speglio di cristallo eletto
Io già piantai nel mio Terreno un Lauro
Gonfio fiume real quando più fiero
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Nel rendere e pigliare gli Ufizzi il dì 12 settembre 1710
Qual cruda serpe, e qual pestifer angue
Scorre il mare orgogliosa, eccelsa nave
Piccolo seme da begli occhi nacque
Sulla riva al picciol Reno
Vidi gire alle stelle eccelso monte
Piangete pure o muse in mesto coro
Tal vibrò luce dai begl'occhi alteri
Sul Tigri un di gravi di ferro, e scorno
Colei, che sola la mia mente assale
Padre del Ciel nell'ultimo momento
Questa che mi distrugge, e vita a nome
O fiume, o dell'erbose alme feconde
Poesie Recitate nell'Accademi pubblica Dello Stravizzo Il dì 20 Settembre 1711
Piena d'un bel leggiadro onesto brio
Questa, che l'uomo in se superbo vanta
Ala o pensieri: ecco, che Amor sen viene
Da notte oscura il peregrino colto
Sul bel prato in seno a' i fiori
Voi, che dipinti gl'anni a me vedete
Il bel color, che l'alme guance fregia
Se non fosse il gentil casto desio
Se la misera incauta farfalletta
Spirto gentil, che in giovanetta etade
Regno che parte il mar dal nostro mondo
Ben mi credeva un di ritrarme il piede
Fugge alato destriero, allor, che il segno
Pianta dal Pianto mio da miei sospiri
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica In lode del Sollevato Il dì 18 agosto 1712 In morte del Conte Lorenzo Magalotti
Genti, o voi che di Europa ogni Paese
Spirto gentil, ch'i Cieli mi mostraro
Cadde Lorenzo, e al suo cadere il suolo
La fama a celebrar il nome, e 'l vanto
Ove l'alto pensiero, ove l'ardito
Germe di nobil pianta all'Arno in riva
E voi piangete, o Muse il maggior vostro
Piangi, si piangi, o Febo, e i bei crin d'oro
Aimè, ch'io vidi minacciosa in volto
Io vidi arbore annosa all'Arno in riva
Chiara Alma, pronto ingegno, alto intelletto
Io che per dieci lustri il pregio, e 'l merto
Vidi la morte in minaccioso volto
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica nel rendere, e pigliare gl'Ufizi Il dì 22 7bre 1712
Sciolgo la lingua, come Amor m'ispira
Se la donna infedel, che folle il vanto
Dunque senza l'usato
Il gran Tracio cantore a se tracea
Itene rime mie addolorate
Entro a questa navicella
Tal vien dagl'occhi a presentarmi altera
Nel gran Nufragio, v 'l cristian mondo è assorto
Quando talvolta io penso
Chi mi vedesse in queste valli ombrose
L'ampio fiume reale, allor, che fiero
È fama che del Nilo in sulle Porte
Se mai ferita Belva, o dardo, o spiede
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica nel rendere, e pigliare gl'Ufizi il dì 15 7bre 1713
Qual cruda serpe, e qual pestifer Angue
Chi crederia, che in queste dure zolle
Bel velo di rossor sul volto stese
È fama che del Nilo in sulle Porte
M'avean nel fango i miei pensieri immensi
Io di fe, di beltà tu sei fenice
Questa gemma del suol riso del Cielo
Amor, che in Ciel della bellezza è figlio
No, che non fu giammai da mare a mare
Gorgogliante alle bell'onde
Sonetto della Tramoggia
Pel gran fallire del corrotto mondo
Tal da Romulei nostri, o innanzi al Trono
Questa , che l'uomo in se superbo vanta
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Nel rendere, e pigliare gl'Ufizi Il dì 26 settembre 1714
Se a questa luce tenebrosa, e a queste
D'un rio su verdi rive
Nel Ciel della beltà su in alto è asceso
Quando io miro il frondoso
Gli orridi monti, ove gentil soggiorno
Ingannato mio cuor, non tel diss'io?
E tu pur fremi, e tu pur gonfi, e spumi
Mammoletta
In bel ridente aere schietto
In cima a un alto, e dirupato monte
Con voce umil per grazia e per mercede
Io vidi il Tebro di pallor dipinta
Qual di Betulia la gentil guerriera
Felina io non mi adiro
M'avean nel fango i miei pensieri immersi
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica nel rendersi, o pigliarsi gl'Uffizi Il dì 27 settembre 1715
Chi è costui, che rapide profonde
Malviva dispregevol favilletta
Di due luci leggiarde, e soprumane
Rusignoletto, che cantando vai
Chi è quel, che infonde all'usignol sì vago
Benchè sciolto da vani antichi affetti
Questo è il campo fatal dal Ciel prescritto
Io me'n giva su bella riviera
Dall'onde, ahime, dell'amoroso mare
Mentre dal cielo amico in puro nembo
Musa, che fai? In sordo oblio sepolta
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Nel rendere, e pigliare gl'Ufizi Il dì 28 7bre 1716
Diluvio di Armi impetoso inonda
Ahi con qual forza de tormenti l'onda
Gran Dio, che regni entro agli abissi immensi
Alto architetto Iddio con mano soave
Com'uom, che se tra via sorpreso resta
Vidi l'Italia impallidita, e mesta
Qual chi domo dal sonno in piume giace
Ferma, Ergasto, un broggiotto così nobile
Da Ciel discesa musica gentile
Pensando alle mie piaghe antiche, e nuove
Qual lucid'acqua in Diamante brilla
Pur con quest'occhi al fine visto ho l'altero
Scorsi sei lustri, che il cesareo brando
Chi è costei, che trionfante altera
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Nel rendere, e pigliare gl'Ufizi Il dì 16 7mbre 1717
Non giunse mai, mercè d'amica sorte
Quando la vaga folgorante, e chiara
M'avean nel fango i miei pensieri immensi
Quanta invidia a voi porto, a voi che accolti
Ala, o pensieri, ecco, che Amor sen viene
L'allegro senno il ben temprato brio
Fatto campo di guerra il mesto cuore
Odio beltà, che manca, e si distrugge
Sul bel prato in seno ai fiori
Fu dell'uomo creato Iddio si pago
Specchi dell'Alma mia, begl'occhi, io voglio
Poiché lasciò del bel Giordan le rive
Quel dì, che Iddio vendicatore il mostro
Questa, che sola d'immortal s'accende
Prescrisse Alcide all'ardimento umano
Indice dell'Accademie Pubbliche
Indice delle Poesie contenute nel 1° Volume del Farina
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