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Coperta e tagli
Controguardia
Accademie pubbliche
Farina Volume II
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica per la rinnovazione degli Ufizi il dì 3 Settembre 1718
Non così lieta intorno al Campidoglio
Mentre dal Cielo amico in puro nembo
Padre del Ciel, nell'ultimo momento
Del mio canto senil gli ultimi accenti
O Fiorentina Gioventù, l'antico
Chi tutto il giorno ha faticato, il prende
Mentre nel reo piacer fui preso, e vinto
Il poter di tua beltà
Veggio, o Duce, che il tuo almo valore
Che è ciò, che l'Arno di sé stesso uscito
Gran donna, ahimè! Di lenta febbre al fuoco
Dunque tu vuoi, ch'io pera? e di mia morte
Vedrai là ne' recinti alti del cuore
Ma poi se 'l forte vincitor, che freme
Alcune vaghe Ninfe innamorate
Non perché in voi l'altero sangue, e degno
Nasce l'illustre Ciro, e nasce appena
Quando a chiudervi omai sarete giunti
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica per la rinnovazione degli Ufizi il dì 18 Settembre 1719
Così di mare in mar, di regno in regno
Gran Donna, un dì mi amasti, e mio guerriero
Eccomi, o Donna grande, e se ti pare
Gran Donna, all'armi, all'armi, insultatore
Desia quest'alma quell'eterno bello
L'uom nasce a vita sì crudele, e ria
Come augellin, pria di formar suo nido
Tra i bei fiori, ove copriva
Alto Architetto Iddio con man soave
Lasciamo il tempo, e seco via ne porta
Gran Dio, che regni entro gli abissi immensi
Padre del Ciel, che all'immortal fulgore
Mosse Beatrice sua l'alto Poeta
L'empia del cuor durezza al ben restia
Ahi, che fallaci io stampo, e timid'orme
Ahimè, ch'io sento a me non lunge il tuono
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata in morte dell'A. R. del Ser.mo Cosimo III Granduca di Toscana il dì 20 Settembre 1724
Qui dove han lieto, e luminoso regno
Scender dall'Alpi impetuoso, e nero
Qualor meco ripenso
Sovra un forte pensier fattasi altera
Quel Prence, che di Dio leale amante
Mentre s'invia per man di morte sciolto
Nel dì, che al trionfale onor precede
Dal profondo silenzio, in cui si giacque
Questa è l'Urna di Cosmo, e fiori, e pianto
Or fra quai stranie terre, ed in qual lido
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata in morte dell'Inn.o Ab. Anton Maria Salvini il dì 22 Settembre 1730
O del Tosco parlar feconda madre
Dov'è, dov'è quell'onorata schiera
Dall'alta Troia alla fatal ruina
Questi, che lingue in bocca ebbe già tante
Al secondo spirar d'aure giulive
Io vedo il fior delle virtù più belle
Spirto gentil, che con industre cura
Quale al cader d'eccelso faggio annoso
Or piangi orba, e dolente, ed al tuo fianco
Vate gentil, che per le vie del Sole
O passeggier, che per le nostre amate
Quel dì che spente le faville estreme
Poesie Dette Nell'Accademia Pubblica celebrata in lode della Santità di Nostro Signore Clemente XII.P.M il dì 11 aprile 1731
Arbore gloriosa, e trionfale
Di duolo armato io già sacrai mio pianto
O fortunate al Ciel dilette mura
Spirto immortal, che d'aurei raggi pieno
Taccian gli antichi in sul Fesuleo Monte
Quell'eccelso Signor, che mai non erra
Già nel contrasto Eleo pure ghirlande
Sovra l'Aonie cime
Nel sacro campo era di Flora ascoso
Sacro nocchier, che sotto amica stella
Qual doppio lume e dal Fesuleo colle
O del Tosco parlar madre feconda
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata in morte dell'A. R. del Serenissimo Granduca Giovan Gastone il dì 23 Luglio 1738
Se a stirpe angusta, e ad alma grande, e a forte
Nella parte del Ciel la più lucente
Qual chi al rimbombo si riscuote, e desta
Partì da questo teatral cimento
Quando agli estremi lidi il fato atroce
Se illustri Tele, e vaghi marmi, e rari
Tempo già fù, che sul mio crine avvolti
Le Tosche Muse, e la gran Donna altera
O dell'Etruria antico Genio altero
Mira, com'egli sulle rapid'ale
In nero ammanto, e col crin sparso incolto
Pianta Real, che per cent'anni e cento
Qual stie' pensosa allor che in negra veste
Meste sedean le Muse all'Arno intorno
Qual chi sugli occhi la memoria acerba
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata in morte del'Eminentissimo Informe il dì 2 Ottobre 1743
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata in morte dell'Inn. Giuseppe Averani il dì 28 Aprile 1745
Quella, che alzasti sulla Tomba Imago
Ne' giorni che soffrì strazi, e flagelli
A te le ardenti Stelle, a te le ombrose
Questi è il dotto Giuseppe, io lo ravviso
Italia, in te, benchè divisa, e doma
Una Donna più bella assai, che 'l Sole
Se per antica, o per novella etade
Quella Pianta gentil, che all'Arno in riva
Spirto gentil, che da' superni scanni
La Divina Bontà, che da se sperne
Se al comun pianto, e a questo loco intorno
Quel vivo esempio, che in se accolse i rai
I' vo' pur dir quella eterna vita
Lo Spirto a Dio diletto, e a noi sì caro
L'Etrusco Tullio non morì, non muore
Poesie Dette nell'Accademia Pubblica celebrata per festeggiare Le Reali Nozze del Ser.mo Arciduca Giuseppe d'Austria colla Ser.ma Principessa Isabella di Parma il dì 3 Agosto 1761
Raggio di luce oltre ogni creder chiaro
Figlia Augusta d'Eroi, che teco porti
Quella, che dentro all'uman seno piove
Mentre la notte le stellate sfere
Chi è l'Eroe, che in signoril contegno
Veggendo il Figlio più giulivo assai
Alba di giorno in nuove guise altero
Nel dolce tempo di mia verde etate
Arse il Mondo di guerra in pene avvolto
Donna, che 'l Cielo a ricondurre elesse
Marte frenar, che di pietate ignudo
Nuovo non è, che a nostra debil mente
Farina Nel quale si scrivono le Composizioni Della Tramoggia scelte dai censori per leggersi Nelle Accademie pubbliche
Poesie recitate nell'Accademia pubblica Nel rendersi, e pigliarsi gl'Ufizi Il dì 23 settembre 1718
Non così lieta intorno al Campidoglio
Mentre dal Cielo amico in puro Nembo
Padre del Ciel, nell'ultimo momento
Del mio canto senil gli ultimi accenti
O Fiorentina Gioventù, l'antico
Chi tutto il giorno ha faticato, il prende
Mentre dal reo piacer fui preso e vinto
Il poter di tua beltà
Veggio, o Duce, che il tuo almo valore
Che è ciò, che l'Arno di se stesso uscito
Gran Donna ahimè di lenta febbre al fuoco
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Fatta in Morte Dell'Alt.a Reale del Ser.mo Cosimo III Gran Duca di Toscana il dì 20 Settembre 1724
Qui, dove han lieto, e luminoso Regno
Scender dall'Alpi impetuoso, e nero
Qualor meco ripenso
Sovra un forte pensier fattasi altera
Quel Prence che di Dio leale amante
Mentre s'invia per man di morte sciolto
Nel dì, che al trionfale onor precede
Dal profondo silenzio, in cui si giacque
Questa è l'Urna di Cosmo, e fiori, e pianto
Or fra quai stranie terre, ed in qual lido
Dunque tu vuoi, ch'io pera? e di mia morte
Vedrai là ne' recinti alti del cuore
Ma poi se 'l forte vincitor che freme
Alcune vaghe Ninfe innamorate
Non perché in voi l'altero sangue, e degno
Nasce l'illustre Ciro, e nasce appena
Quando a chiudervi omai sarete giunti
Poesie Recitate nell'Accademia pubblica Nel rendersi, e pigliarsi gl'Ufizi Il dì 28 settembre 1719
Così di mare in mar, di Regno in Regno
Gran Donna, un dì mi amasti, e mio Guerriero
Eccomi, o donna grande, e se ti pare
Gran Donna all'Armi, all'Armi, insultatore
Desia quest'Alma quell'eterno bello
L'uom nasce a vita sì crudele, e ria
Come Augellin, pria di formar suo nido
Tra i bei fiori, ove copriva
Lasciami il tempo, e seco via ne porta
Gran Dio, che regni entro gli abissi immensi
Padre del Ciel, che all'immortal fulgore
Mosse Beatrice sua l'alto Poeta
L'empia del cuor durezza al Ben restia
Ahi che fallaci io stampo, e timid'orme
Ahimè, ch'io sento a me non lunge il tuono
Controguardia
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