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Scheda di archivio


Collocazione


Livello di descrizione

SottoFascicolo

Titolo

Schede, Sacchetti

Data Iniziale

1953

Data Finale

1990

Consistenza

322 cc.

Contenuto

La busta contiene 322 schede con riferimenti a termini probabilmente ripresi da opere dello stesso Sacchetti. Fino alla scheda 314 è seguito l’ordine alfabetico (da “Maganza” a “Pantano”). Le schede 317, 318, 319 sono bianche. Si descrivono qui di seguito alcune schede, riportanti, in particolare, informazioni riguardo ad alcuni personaggi storici:

c. 5 – Malagonnella, Caterina […]. Nella Cronica di Bonaccorso Pitti, p. 41, è detto, in riferimento al 1476: «Anda’mene a Padova, dona’ne uno (dei cavalli recati da Buda) a Giorgio Bagnesi, che avea per moglie monna Caterina di Nicolò Malegonelle, nostra sirocchia cugina, che stavano a Padova».

c. 7 – Malatesta, famiglia […]. Nel sonetto 287, si allude a Gentile di Gabriello Malatesta, andata sposa a Gian Galeazzo Manfredi nel novembre 1397.

c. 8 – Malatesta, Galeotto […]: di Pandolfo. Nato nel 1302, nel 1324 divise la signoria di Rimini col fratello Malatesta de’ Malatesti detto Guastafamiglia. Secondo la Historia di un anonimo […] l’andata al S. Sepolcro avvenne nel 1343, e messer Galeotto s’imbarcò ad Ancona «cum multiis sociis et amicis».

cc. 9-17 – Malatesta, Galeotto. Secondo la Cronaca riminese d’anonimo […], Galeotto compì invece il viaggio fra il 23 apr. e il 3 ag. 1349. Il 29 apr. 1355, mentre era in guerra contro la Chiesa, fu battuto a Paderno da Ridolfo da Camerino, che era al servizio dell’Albornoz, e venne fatto prigioniero e condotto a Gubbio […]. Nel giugno il fratello Malatesta (detto Guastafamiglia) concluse con l’Albornoz un accordo, per cui i Malatesta restituivano alla Chiesa tutte le terre usurpate nella Marca Anconitana, nella Romandiola e nella Massa Trabaria e ne ricevevano in vicariato per dieci anni Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone, dietro corresponsione di un censo di 8000 fiorini e di un contributo di milizie. Galeotto fu consegnato a Niccolò Acciaiuoli come prigioniero della Chiesa, e il 7 luglio ebbe dall’Albornoz la signoria di Fano […]. Fu fatto dall’Albornoz capitano generale dell’esercito e vessillifero della Chiesa ad Ancona nel marzo 1356 […]. Nella prima metà di maggio strinse d’assedio Cesena […], ma nell’agosto fu costretto a ritirarsi dal sopraggiungere del conte Lando con la gran Compagna […]. Nell’ott. pose il campo a Faenza, dominata da Gio. Manfredi, che nel dic. cedette la città […]. Il 29 apr. 1357 un moto popolare in Cesena costrinse Cia, moglie di Francesco degli Ordelaffi, a ritirarsi con le milizie di cui disponeva nella cittadella. Qui l’assediò Pandolfo, che fu raggiunto ben presto dall’Albornoz. Alla fine di maggio madonna Cia, preso il castello, si ritirò nella rocca, e il 21 giugno si arrese […]. Il 30 giu. Galeotto riuscì ad entrare in Bertinoro […]. Nel settembre 1357, quando l’Albornoz, fin dal maggio sostituito nella sua funzione di legato da Androino abate di Cluny […], si allontanò dalla Romagna, Galeotto si unì allo splendido corteggio che lo seguì fino ad Avignone […]. Avendo Bernabò nel nov. 1359 assalito Giovanni da Oleggio, che teneva Bologna, allo scopo di occupare la città, intercorsero trattative fra l’Oleggio e il legato per la cessione di Bologna alla Chiesa; e il 20 dic. Galeotto venne dall’Albornoz inviato ambasciatore a Firenze per indurre il Comune ad una lega con la Chiesa per l’acquisto di Bologna: lega a cui Firenze non volle aderire […]. Nel maggio 1360, essendo scoppiate ribellioni nelle Marche, Galeotto ebbe incarico di occupare la rocca di Mercatello […] e nell’ag. fu ancora inviato contro i ribelli della Marca e occupò Corinaldo […]. Insieme con Malatesta Ungaro occupò Castenaso, nel Bolognese, contro Bernabò il 27 sett. […]. Nel maggio 1361 sembra accompagnasse il legato Albornoz in Ungheria […]. Fra il 10 e il 20 giugno 1361 pare che avesse fatto credere al capitano delle truppe viscontee che assediavano Bologna che, se avesse mandato parte delle sue genti su Rimini, egli, col pretesto di portare aiuto alla sua città, avrebbe sguernito Bologna delle migliori milizie, per poi tradire il legato Albornoz. Rientrato invece in Bologna nascostamente nella notte sul 20 con milizie accresciute di numero, ebbe gran parte nella vittoria di S. Ruffillo […]. Dal 1364 Galeotto rimase unico signore di Rimini. Nello stesso anno fu capitano dei fiorentini nella guerra contro Pisa, e costrinse alla fuga l’Acuto […] ma non poté sfruttare la vittoria a causa di un ammutinamento di truppe. Nel 1372 divenne signore di Pesaro, e nel 1375 fu capitano di Gregorio XI contro Firenze. Morì ai primi del 1383, a Cesena, lasciando lo Stato diviso fra i suoi tre figliuoli e il pronipote (ex frate) Malatesta di messer Pandolfo. Ridolfo da Camerino era suo suocero.

cc. 20-29 – Malatesti, Malatesta de’ […]: di messer Pandolfo. Alla morte di Galeotto di Pandolfo, suo prozio, avvenuta ai primi del 1383 a Cesena, Malatesta ebbe parte dei domini di questo, fra cui Pesaro. Nel 1392 occupò Todi, e riuscì quindi (17 ag.) ad accordarsi col pontefice Bonifazio IX, riconoscendo il pieno dominio della Chiesa su Todi e sul suo «Comitatus et Districtus» e obbligandosi a pagare seimila fiorini entro la Pasqua del 1393 e tremila in ciascuno dei tre anni successivi «pro censu et affictu dictae Civitatis Tudertinae» e guidando sui Vangeli di essere «perpetuo subditus verus et fidelis, obediens ac devotus Beato Petro Apostolorum Principi…». In compenso Bonifazio lo nominò suo vicario in Todi per dieci anni. Assicuratosi così il dominio, Malatesta tornò in Romagna, e mandò a Todi successivamente alcuni suoi luogotenenti, il terzo dei quali fu quel messer Filippo Magalotti, cui è diretto il sonetto 255 del Sacchetti. Il signorotto cercò di consolidare ed estendere il suo dominio occupando Montecastello e Acquasparta, Orte e Narni, quelle a danno di signori locali, queste con aperta ribellione al pontefice. Più che alle scomuniche, Malatesta dovette poi cedere alle minacce dello zio Carlo di Galeotto Malatesti, a cui finì col consegnare Narni, che venne restituita a Bonifazio. Poco dopo (13 ag. 1395) anche i todini consegnarono al papa le chiavi della città e delle castella, e vicario pontificio a Todi fu nominato Pandolfo di Galeotto, zio di Malatesta. Cfr. G. Ceci, “Malatesta di Pandolfo Malatesta e il Comune di Todi”, Ivi, Franchi, 1890; Anche Anonimo, 1395, 5. Nato nel 1370, rimase subito (1371) orfano della madre, Paola Orsini, e due anni più tardi gli morì il padre Pandolfo II. Lo zio, l’ormai vecchio Galeotto, a cui il padre l’aveva raccomandato, s’impadronì di Pesaro ai danni del pupillo. Allorché egli morì nel 1385, Malatesta divenne signore di Pesaro. Dopo aver soccorso due volte la S. Sede, e aver occupato Ostia ed essere entrato trionfalmente in Roma, ebbe in seguito l’appoggio dei nemici del pontefice e riuscì a occupare Narni. Seguì l’esercito dei Brettoni dell’Antipapa Clemente e invase il territorio di Spoleto. Scomunicato dal pontefice, dovette cedere le terre usurpate al cugino Carlo, che le restituì al pontefice. Riprese però la guerra contro l’esercito pontificio. Fu capitano di Venezia nella guerra contro i Signori di Padova e più tardi di Firenze contro Ladislao e in quell’occasione occupò Roma, Tivoli e altre terre. Passò poi al soldo del pontefice Giov. XXII, indi nuovamente a quello dei fiorentini. Subito dopo la battaglia di Zagonara, si stabilì in Gradara. Qui il condottiero visconteo Della Pergola lo fece prigioniero con la moglie e i figli, tolto pretesto che complottasse contro il duce di Milano; il castello fu saccheggiato ed egli dovette pregare un ingente riscatto. Morì in Gradara alla fine del 1429 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco di Pesaro. Fu detto anche il Senatore, perché eletto Senatore romano, o «dei sonetti» […]. Terminò a Pesaro le chiese di Sant’Agostino e di San Francesco. Dovette contrastare con legami la reggenza di Pesaro a Carlo Malatesta, a cui l’aveva confidata durante le sue spedizioni nel 1400 e nel 1410 fu al servizio della Chiesa come capitano e in questa seconda occasione riprese il porto di Ostia […]. Il Malatesta fu poeta, e il suo canzoniere si conserva nei mss. Vatic. Barb. 2943, Vatic. Barber. 2954 […], nel ms. 1084 della Nazionale di Parigi, nel Bol. Un. 2574. Dal Bol. Un. 2574 pubblicò le rime inedite […].

cc. 30-37 – Malatesti, Malatesta Unghero de’ […] – nacque nel 1327 da quel Malatesta che ebbe il soprannome di Guastafamiglia. Fu detto Unghero, perché venne fatto cavaliere dal re Luigi d’Ungheria, allorché questi (1347) passò da Rimini diretto in Puglia per andare a vendicare la morte del fratello Andrea […]: i Malatesta erano stati fra i primi signori d’Italia a porsi al servizio del re d’Ungheria. Nel 1343, più probabilmente nel 1349 ebbe luogo quel suo viaggio al S. Sepolcro con lo zio Galeotto di Pandolfo, di cui parla la nov. 10. Nell’inverno del 1356, allorché si predicava la crociata contro Francesco Ordelaffi, si pose col padre Malatesta e con più di 600 riminesi al servizio della Chiesa […] e nel febbraio indusse Roberto degli Alidogi, signore di Imola, a presentarsi al legato pontificio, cardinale Albornoz […]. Coadiuvò Galeotto suo zio nello strigner d’assedio Cesena e nell’assalire i castelli (maggio 1356) e il 18 giu. ebbe Montevecchio […]. Tutto l’esercito si radunò poi sotto Forlì […]. Malatesta Unghero ebbe, come vessillifero della Chiesa, parte non secondaria nella vittoria di S. Ruffillo (20 giu. 1356) che liberò Bologna dalla minaccia delle truppe viscontee […]. Fu quindi capitano della lega generale conclusa a Ferrara il 16 apr. 1362 contro Bernabò Visconti fra la Chiesa, gli Ostensi, gli Scaligeri e i Carraresi […]. Dopo che il nuovo pontefice Urbano V, eletto il 28 sett. 1362, ebbe, il 3 marzo 1363, scomunicato solennemente Bernabò, Malatesta Unghero, capitano generale della lega antiviscontea, decise di porre il campo alla bastita di Solara, costruita presso Modena dell’esercito di Bernabò […]. Una battaglia avvenne qui il 6 apr., e terminò con la vittoria delle armi della lega, guidate da Malatesta e da Feltrino Gonzaga […]. La bastia si arrese il 30 maggio […]. Nel 1364 chiese l’investitura di alcuni castelli della Romagna in compenso dei suoi servigi, e rinnovò la domanda nel 1366 recandosi personalmente ad Avignone; ma non fu esaudito […]. Il 1366 Malatesta Unghero e Niccolò d’Este, dopo aver assistito a Milano al battesimo di Valentina Visconti, si recarono ad Avignone, dove il 7 ag. firmarono, anche a nome di Francesco da Carrara, una lega con l’imperatore Carlo IV e con Luigi re d’Ungheria, contro le compagnie […]. Nel 1367 accompagnò Urbano V da Viterbo a Roma. Nel 1368 precedette l’imperatore Carlo IV a Siena e, inserendosi nelle lotte fra popolani e nobili, lo fece proclamare signore, e restò in città come suo vicario quando Carlo (14 ott.) fu partito […]. Ne fu poi cacciato nel 1369. Nel 1370 fu battuto da Bernabò Visconti. Morì il 17 lu. 1372 a Rimini, compianto dal Petrarca, che indirizzò una lettera di condoglianza al fratello di lui, Pandolfo. Nel 1358 egli si era recato in Inghilterra e in Irlanda a visitare il «pozzo di S. Patrizio», sia per vedere cose nuove, come afferma, lodandolo, in una lettera a lui indirizzata, il poeta forlivese Cecco di Meleto, sia anche per avere contezza della sorte di una sua amorosa, chiamata la Viola Novella, che era stata violentemente uccisa per una colpa d’amore; così riferisce il Broglio, e a questo pare alluda anche il Basinio nel poema «le Esperidi» […]. Le virtù guerriere e lo spirito avventuroso, tradizionali nella sua famiglia, lo ponevano già in vista fra i migliori capitani del tempo e l’Albornoz lo volle al suo fianco, insieme con Galeotto e con Pietro dei Farnesi […].

c. 38 – Malavolti, Andrea di Pietro […]: senese. Nel 1362, in relazione con una congiura, fu citato dinanzi al nuovo conservatore di Siena, il romano Ceccolo di Giordano Orsini, e venne bandito. Nell’ott. del 1363 poté ritornare, pagando un’ammenda di 648 lire […]. I Malavolti furono più tardi sempre grandi amici dei fiorentini, e per questo nel 1391 dieci di essi vennero dipinti come traditori […].

c. 39 – Malpanno, Buccio […] – Buccio è ipocoristico dei nomi in –buccius, o, per sincope può derivare da nomi del tipo di Bertuccius (Albertuccius, Lambertuccius), Balduccius, Bonuccius ecc. […].

c. 40 – Mancini, Feragatta […]: dovrebbe trattarsi di soprannome (cfr. Dante, Inf., 22, 58), che non sappiamo a quale dei Mancini fosse dato.

c. 41 – Mancini, Ghirello […] – Ghirello può essere ipocoristico di Ghirigoro. Era già morto nel febbr. 1382, perché allora compare negli squittini solo il figlio Andrea (quartiere di S. Croce, gonfalone del Bue nero, Delizie, XVI, 154).

c. 42 – Mancini, Lorenzo […]: di Lippo. Fu priore nel sett.-ott. 1353 e nel lu.-ag. 1365 […]. Il 29 maggio 1360 fu eletto e inviato ufficiale del Comune a S. Maria al Monte […]. Morì il 7 ag. 1370 […]. Il Velluti, 85, lo dice «de’ rei (‘astuti’) uomini di Firenze» (se pur si tratta della stessa persona).

c. 44 – Manetti, Vanni […]: fu gonfaloniere di compagnia nel dic. 1330-marzo 1331, ag. 1335, apr.-lu. 1342 […]; nel 1334 console dell’arte di Por S. Maria e nel 1334 dell’arte di Calimala, ma le date non sono sicure. Da metà apr. a metà giu. 1337, nel marzo-apr. 1350, maggio-giu. 1356 ebbe il priorato […]. Nel 1341 fu uno dei venti commissari la compera di Lucca […] risulta la professione di mercante di un Vanni Manetti, che però sembra troppo antico per essere identificato con quello di cui parla il Sacchetti. La moglie Francesca di Tuccio Ferrucci sarebbe morta di più di quarantacinque anni nella mortalità del 1348 […].

cc. 52-54 – Manfredi, messer Giovanni di messer Ricciardo […]. Alla fine del 1355, Giovanni e Guglielmo Manfredo, tiranno di Faenza, resistevano con Francesco Ordelaffi colle armi del legato. Nel dic. 1366 Albornoz «commise a Gomez suo nipote e a Pietro Farnese di concludere accordi con Giovanni Manfredi, milite di Faenza, che si offriva pronto a prestare grandi servizi, in cambio di alcune concessioni. Però l’Albornoz sospettava della sua fedeltà, per le aderenze che lo traevano insieme e con l’Ordelaffi dalla parte di Bernabò» […]. Mentre l’Albornoz era assente da Bologna, Bernabò «era venuto in persona con 2000 cavalieri alla sua rocca di Castelfranco…; poi, passando a Lugo, altro suo caposaldo in Romagna, lo rifornì di milizie, lasciandone il comando all’amico suo, Francesco Ordelaffi, che, rotto il confine di Venezia, si era nuovamente ribellato alla Chiesa e aveva tratto con sé anche Giovanni Manfredi di Faenza» […]. Nel febbr. 1356 l’Albornoz cercò d’indurlo a cercare accordo, inviando la compagnia degli Speranti a danneggiare il contado di Faenza […]. Nell’ott. pose il campo a Faenza, onde il Manfredi s’indusse a trattare e il 18 dic. cedette Faenza, conservando tutti i suoi beni familiari, più Bagnaccavallo ed altri tre castelli […]. Il 26 ott. 1361 il cardinale Albornoz concesse a Francesco da Carrara, signore di Padova e relatore della Chiesa, di tentare la riconciliazione di Giovanni Manfredi: lo lasciava arbitro circa le questioni temporali e si sarebbe attenuto al parere di un consiglio di teologi e dottori di diritto civile e canonico circa il peccato di eresia nel quale il Manfredi era caduto per la nuova ribellione e il favore dato a Bernabò […]. Ma nel 1362 egli era sempre ribelle. Teneva allora Bagnaccavallo e Salarolo [...].

cc. 57-58 – Mangiadori, messer Bindaccio […]: è ricordato dal Velluti […]. Questi, andato ambasciatore a S. Miniato al Tedesco nel maggio-giu. 1346, per chiarire certi capitoli della pace del nov. 1343 con Pisa, dice «… prendemmo molto diletto, senza sconciare i fatti del Comune, in andare a sollazzo ed in essere in brigata sera e mattina con messer Bindaccio Mangiadori…, essendo con loro e eglino con noi, avendo noi tolta una casa a pigione da casa i Mangiadori». NB La notizia che sarebbe morto a Firenze il 9 luglio 1363 e sarebbe stato sepolto in S. Maria Novella è errata, perché, secondo Delizie, IX, 165, si tratta della sua vedova Ghita degli Acciaiuoli.

cc. 59-60 – Mangioni, Andrea – Appare fra gli ufficiali dello Studio fiorentino in documenti del sett. 1364 […] e del genn. 1365 […]. Mangioni, Andrea […]: di Lippozzo. Fu priore nel maggio-giu. 1354 […], nel quale anno, nella rivolta dei Bordoni, fu uccisa sua moglie, Iacopa di Lippo Rucellai […]. Era gonfaloniere di giustizia nel marzo-apr. 1372 […], nel momento della congiura diretta da Lapo da Castiglionchio contro Albizzi e Ricci. Dice di lui lo Stefani […]: «Nel detto anno 1372, d’aprile, veduti li priori nuovi di buono animo e persone di non grande leva, e da starsi volentieri senza parti e sètte (salvo Andrea di Lippozzo, ch’era gonfaloniere di iustizia, ch’era della sètta degli Albizzi, molto fiero)…». Il 5 lu. 1378 fu fra i richiesti dai capitani di Parte guelfa […]; ed è tra quelli di cui lo Stefani […] dice: «Questi si chiamavano i campioni della Parte guelfa, ed in effetto furono quelli che con appetito smisurato si poté dire guastaro Firenze». Fu fatto cavaliere dei Ciompi […] e morì nell’ott. di quell’anno e fu seppellito il 9 in S. Maria Novella […].

c. 102 – Marignolli, Canto de’ […]: «le case de’ Marignolli erano poste di fronte all’Arcivescovado lungo l’odierna via de’ Cerretani (alla quale davano il nome e facevano angolo con la via di Borgo San Lorenzo» […]. In un cartello di marmo segna o almeno segnava… il Canto alla paglia già de’ Marignolli […].

c. 103 – Marini Lodovico: di Filippo, mercante e vicino di Franco. Comprò nel 1388 la terza parte di una casa nel quartiere di S. Maria Maggiore «cui a I via, a II Cipolle Alexandris de Aleij, a III Franchi Sacchetti, a III casolaris heredum Albizi Manni». Nel 1392 lasciò i suoi affari a Francesco Datini da Prato e Andrea di Bonanno di ser Benizo […].

c. 120 – Matteo di Gueriante […]: de’ Marignolli: quello giustiziato nel 1379 durante il governo democratico, col padre Gueriante di Matteo di Gueriante e col fratello Bartolommeo per complotto contro lo Stato […]. Ma un Guerriante Matthei de Marignollis, coi figli Mattheus Guerriantis de Marignollis e Bartholomeus Guerriantis de Marignollis compaiono ancora squittinati nel febbr. 1382, quartiere di S. Giovanni, Gonfalone del Leone d’oro […].

c. 130 – Medici, Bartolomeo di messer Alamanno de’ […]: fratello di Salvestro. Nel 1360, con Niccolò di Bartolo del Buono e Domenico di Donato Bandini prese parte ad una congiura diretta a porre il governo della città nelle mani dei Ricci […]. Scopertasi la congiura, gli altri due congiurati furono decapitati; egli si salvò per l’intervento del fratello Salvestro, ma venne bandito […]. Viene ricordato come ribelle dal Diario, 298.

c. 131 – Medici, messer Francesco de’ […]: Averardo compare nel 1343 fra i cittadini che ebbero balia di riformare la terra dopo la cacciata del Duca d’Atene […]. Nel 1351 fu inviato a Forlì, per ammonire i Forlivesi e lasciare in pace il conte di Ghiaggiuolo e il comune di Portico […]. Nel 1354 fu degli Otto. Sarebbe morto nel 1363 e seppellito il 1° luglio in S. Maria Novella […]. Ma secondo il Litta (II, tav. 3) si trattava di Francesco di Ardingo, che nel 1338 era capitano di Pistoia […].

c. 132-138 – Medici, Giovanni di messer Alamanno […]: fratello di Salvestro. Nel 1352 fu capitano di Pistoia […] e inviato a Luigi d’Ungheria e Giovanna di Napoli, nella quale occasione gli ambasciatori fiorentini comprarono a caro prezzo come una preziosa reliquia di S. Reparata un braccio che risultò poi esser di legno […]; nel 1353 fu tratto gonfaloniere di giustizia, ma morì il 6 di quel mese […]. Il Velluti, 242, ricorda che nel 1356 egli e il congiunto Giovanni di Conto parteggiavano per le due fazioni opposte che dividevano Firenze […]. Nel 1341 fu uno dei commissari nell’affare di Lucca, che i fiorentini avevano comperata dagli Scaligeri, ma i pisani avevano di fatto occupata […]. Nel 1344 venne inviato in Piemonte. Nel 1346 fu vicario di Pescia […] e nel 1348 uno dei curatori dello Studio appena costituito. Nel 1349 ebbe il gonfalonierato di giustizia […]. Nel 1350 prese in consegna Prato a nome dei fiorentini, che avevano comperato la cittadina da Giovanna I di Napoli per mediazione dell’Acciaiuoli […]. Il 25 ag. 1351 fu nominato commissario delle forze fiorentine in Mugello […], alcuni giorni dopo entrò con ottanta soldati nel castello della Scarperia assediato da Giovanni da Oleggio […] e combatté vigorosamente in compagnia del congiunto Salvestro de’ Medici […], tanto che il 21 ott. dello stesso anno ebbe per il suo valore il cavalierato e cinquecento fiorini d’oro dal Comune […]. Nel 1352 fu rappresentante dei fiorentini a Napoli per l’incoronazione di Luigi. Il 27 febbr. 1353 la Signoria di Firenze scrisse ai suoi ambasciatori a Sarzana che nelle trattative per togliere il bando e restituire in patria gli sbanditi e i presi nella guerra con l’arcivescovo Giovanni, non si dimenticasse Giovanni di Conte de’ Medici preso nell’Alpe […]. Nel 1355, capitano dei fiorentini con Antonio Adimari, scortò con cinquecento barbute Carlo IV all’incoronazione a Roma […]. Nel maggio-giu. 1356 fu gonfaloniere di giustizia […]. Nel nov. 1357 fu inviato a Genova con Andrea dei Bardi e Uguiccione de’ Ricci […]. Nel 1356 o 1358 sarebbe stato inviato a Milano a Bernabò con Giovanni Lanfredini. Nel 1358 fu uno degli inviati ai capitani della Gran compagna nel Bolognese, per distoglierli dal dirigersi a Siena attraverso il territorio fiorentino […]. Nel 1365 fu podestà di Prato […]. Nel 1367 uno dei rappresentanti di Firenze alle nozze di Marco Visconti, figlio di Bernabò, con Elisabetta di Baviera. Il Velluti, 242, ricorda che nel 1366, nelle discordie fra Albizzi e Ricci, parteggiavano per le fazioni opposte Giovanni di messer Alamanno e Giovanni di Conte.

cc. 139-142 – Medici, Salvestro de’ […]: di messer Alamanno. Nato nel 1331. Nel 1351 lo troviamo col congiunto Giovanni di Conte in Scarperia di Mugello, dove si segnala per il suo valore […]. Nel nov.-dic. 1358 ottiene il priorato […]. Nel 1360 interviene a salvare il fratello Bartolomeo, reo di una congiura contro lo Stato. Nel maggio-giu. 1370 fu gonfaloniere di giustizia […]. Nel 1372 partecipò alla congiura contro gli Albizzi e i Ricci […]. È nota l’importanza del gonfalonierato di giustizia che tenne nel maggio-giu. 1378: avversario dichiarato della legge sull’ammonire, egli aveva raccolto intorno a sé i buoni uomini e i mercanti avversi alla Parte guelfa e, nonostante l’opposizione dei capitani di questa, ottenne il gonfalonierato […]. Una volta in carica, rivolse le sue energie contro la Parte e contro la legge dell’ammonire […] e fece approvare una petizione che richiamava in vigore gli Ordinamenti di giustizia contro i grandi […]. Fu il primo dei cavalieri dei Ciompi […], più tardi confermato dal Comune […], e venne chiamato da Michele di Lando a collaborare alla scelta dei nuovi priori […]. Nel ag. 1378 fra i tassatori sopra gli sbanditi […]. Nel 1379 fu tra i capi della coalizione democratica che reclamava maggior rigore contro i rei di complotto ai danni dello Stato, specialmente i più ricchi e potenti […]. Nel 1380 a capo della commissione per la vendita dei beni dei ribelli. Nel 1382, dopo la reazione antidemocratica, venne confinato a Modena per dieci anni. Morì nel 1388 […].

c. 187 – Montelupo […]: Fiorentino, grosso borgo della Valdarno di sotto, che sorge a venticinque chilometri da Firenze sulla sinistra del fiume, nel punto di confluenza del torrente Pesa.

cc. 195-196 – Naddo, ser […] - Naddo è ipocoristico di Rinaldo […].Notaio della Signoria nel 1396 […]: era del quartiere di S. Giovanni. Ser Naddus ser Nepi squittinato nel febbr. 1382, quartiere di S. Giov., gonfalone del vaio […]. Nell’ott. 1385 con altri ambasciatori di Valdinievole espose dinanzi ai Signori di Firenze le ragioni della Provincia di Valdinievole contro il Comune di Massa […]. Marzi, p. 88: fra i coadiutori del Notaro delle Riformazioni (che dal 1348 al 1375 fu ser Piero di ser Grifo): Naddo del fu ser Nepo… «il noto cronista di Firenze» cit. come coadiutore, e detto da Montecatini a p. 82 […].

c. 223 – Niccolao […]: forse Niccolò di Beltramo che, in compagnia di Alberto Arnoldi (il maestro Alberto della novella) e di altri, nel genn. 1351, si obbligò a fornire e lavorare marmi bianchi, rossi e neri per dieci braccia di altezza all’intorno del campanile del Duomo secondo il modello che avrebbe dato loro Francesco Talenti […].

cc. 226-229 – Niccola, maestro – di Cicilia […]: si tratterebbe di Niccolò Casucchi di Agrigento, forse autore della Sposizione del Vangelo secondo Matteo […]. Visse anche fuori di Sicilia, ad Assisi, a Parigi, in Provenza. Da una bolla di Urbano V (Avignone, 2 giu. 1364) risulta in procinto di conseguire a Bologna «magisterii honorem et docendi licentiam» in teologia, dopo avere studiato a Parigi ed essere stato lettore in molti studi generali dell’Ordine. Nominato generale dell’Ordine in Sicilia nel 1370, fu rimosso dalla carica per intrighi nel lu. del 1372. Quindi, accusato di eresia dal domenicano Simone da Puteo, inquisitore in Sicilia, chiese giustizia al pontefice. Gregorio XI, in una bolla all’arcivescovo di Napoli (Salon, 15 maggio 1374) incarica l’arcivescovo di indagare sui precedenti dell’accusa per poter decidere «consultius». Appunto al maggio del 1374 deve risalire la sosta a Firenze di frate Nicola, che andava a giustificarsi ad Avignone dinanzi alla curia: il Sacchetti, riferendolo al periodo delle guerra degli Otto Santi (1375-1378), confonde questo primo soggiorno con un altro successivo. Frate Nicola, infatti, dovette essere prosciolto, e nel 1375 tornò a Firenze «cum certis ambaxiatis et informationibus», come dice una lettera del pontefice stesso al nunzio apostolico a Firenze, in data 13 ag. Una lettera di Coluccio Salutati a Niccolò Casucchi da Girgenti, datata 5 nov. 1375, risponde evidentemente alle proposte del frate. A questo secondo soggiorno si riferirebbero le accuse di eresia mosse, come narra il Sacchetti nella Sposiz. XLIV, a maestro Niccolò da un domenicano, che è poi lo stesso Simone da Puteo […].

c. 235 – Niccolò di Ghino […]: Popolareschi o Popoleschi, già de’ Tornaquinci: nel lu. 1380 si trovava ad Arezzo come ambasciatore con un compagno. All’arrivo di Carlo di Durazzo nella città (sett.), essi furono assaliti da alcuni banditi fiorentini che si trovavano ad Arezzo, e il compagno di Niccolò di Ghino venne ucciso […].
cc. 273-277 – Orbino, conte da […]: Antonio da Montefeltro, signore di Gubbio per il possesso del castello di Cantiano. Il Gabrielli era venuto capitano a Firenze nel 1382 […], e aveva reso preziosi servigi agli oligarchi col condannare spietatamente i democratici. Il partito oligarchico si disobbligò col prendere a cuore la causa del Gabrielli e col trascinare la Repubblica in una guerra non necessaria e costosa […]. Un ambasciatore fiorentino (Buono di Taddeo Strada), mandato al conte dai Dieci, aveva ottenuto da lui un salvacondotto per il Gabrielli, invitato a recarsi di perosna a trattare. Il conte, forse per suggerimento di Gian Galeazzo Visconti, fece arrestare il Gabrielli e l’ambasciatore fiorentino […]. L’ambasciatore fu rilasciato ben presto, ma il Gabrielli, per essere liberato, dovette cedere il castello conteso. I fiorentini mandarono allora contro il conte gente a cavallo e a piedi e ottennero che la rocca di Cantiano fosse lasciata al Gabrielli e vari vantaggi, ma «presto fatto», dice l’Anonimo, «non piacque che si facesse però a tutti i cittadini di Firenze, anzi dispiacque a tutti quelli che voleano pacificamente vivere». Le relazioni di Firenze col conte da Orbino continuarono: nel 1387 la Repubblica concluse una lega con lui e con Rinaldo Orsini, che era diretta sostanzialmente contro Urbano VI […]. Nel 1388 il conte si lasciò indurre a far la pace coi perugini per l’intervento degli ambasciatori di Gian Galeazzo Visconti, mentre era stata rifiutata la mediazione di Firenze […]. Nel 1390 il conte fece prigioniero San Marino il capitano dei bolognesi, Giovanni da Barbiano, che combatteva contro i Malatesta, ma poi lo lasciò libero per intercessione di Firenze […]. Nel 1391 era in guerra coi Malatesti […].

c. 284 – Oricellai, Niccolò […]: di messer Bencivenni di Naddo. Nel 1340, 1348, 1360 capitano di compagnia; nel 1347 fu console della Zecca, e fece coniare il fiorino d’oro col simbolico carro e il grosso d’argento con uno sparviero; nel 1349 fu buonuomo e castellano di Castel S. Niccolò, nel 1350 di Borgo San Lorenzo, nel maggio del 1351 inviato a Pistoia, nel luglio a Siena e Perugia per negoziati riguardanti la guerra contro Giovanni Visconti; nello stesso anno e nel 1359 fu magistrato, nel marzo-apr. 1354 gonfaloniere di giustizia […], nel 1356 di nuovo buonuomo, nel 1358 inviato nel Mugello, nel 1361 Capitano del popolo […].

c. 285 – Oricellai, Ugolino […]: di Naddo di Giunta. Compare per la prima volta nel 1332 nella matricola dell’arte della Lana. Nel 1341 è podestà di Carmignano, nel 1345 inviato nel Valdarno, nel 1347 a Castelfiorentino, nel 1350 a Pistoia, e nel lu.-ag. di questo anno è anche priore e gonfaloniere di compagnia, nel 1351 e 1354 e buonuomo, nel 1353 di nuovo gonfaloniere di compagnia, nel 1355 maggio-giu. ancora priore […]. Morì l’8 marzo 1356 e fu seppellito in S. Maria Novella […].

cc. 287-292 – Orsini Rinaldo – Nel sett. 1354, nel parlamento provinciale congregato in Montefiascone dell’Albornoz per far la revisione degli antichi diritti della Chiesa nel Patrimonio, a Rinaldo Orsini fu tolta la rocca di Sutri, che appariva usurpata, dietro compenso di 6000 fiorini da parte degli abitanti […]. Scontento, nei primi mesi del ’56, Orsini si collegò con Giovanni da Vico, sottomesso solo apparentemente in quello stesso parlamento del 1354 […]. Nel febbr. 1382 lo troviamo a Firenze, ambasciatore del duca d’Angiò, per dolersi degli aiuti dati dalla Repubblica al re Carlo […]. Nel sett. 1387 fece occupare Cannaia, castello dei perugini […]. Nello steso anno i fiorentini si strinsero in lega col conte da Orbino e coll’Orsini, contro cui già il pontefice Urbano VI faceva guerra […]. L’Orsini combatteva contro i viterbesi, che avevano ucciso il prefetto di Vico e si erano dati alla Chiesa. In aiuto dei viterbesi andarono le genti di Urbano VI, ma furono sconfitte presso Orvieto […]. Dopo la conclusione della lega fra l’Orsini e Firenze, giunsero a Firenze ambasciatori di Perugia (che aveva accolto Urbano VI) e, alla presenza dell’ambasciatore dell’Orsini, deplorarono la lega, e sollevarono anche la questione del castello di Cannaia, ribellatosi a Perugia, si diceva, per istigazione dell’Orsini. L’ambasciatore dell’Orsini replicò. I priori decisero di inviare a Perugia due ambasciatori, Rinaldo Gianfigliazzi e Lotto Castellani, per trattare col papa. Questi però non li volle udire, accusando i fiorentini di avere accolto e trattenuto gli ambasciatori dell’antipapa Clemente […]. Nel 1388 l’Orsini concluse la pace con Perugia, intermediario Gian Galeazzo Visconti, nonostante l’opposizione di Urbano VI (che nel frattempo si era trasferito di nuovo a Roma) […]. Nell’ag. 1389, ricevette a Orvieto il cardinale di Ravenna, che teneva per Clemente e assoldava gente per far guerra a Urbano VI […]. Fu ucciso a tradimento nell’apr. 1390, all’Aquila, dal conte di Montorio, suo genero, che gli succedette nella signoria della Città. I fiorentini, che l’avevano già eletto loro capitano nella guerra contro il Conte di […], che teneva Siena, ebbero, secondo l’Anonimo fiorentino, 1390, 7, gran danno da questa morte.

c. 310 – Panciatichi, Agnolo […]: di messer Diliano o Daliano di Agnolo di Berlinguccio da Pistoia. Nel 1371 sposò Nanna de’ Ricci;
per decreto del 17 nov. 1376 fu podestà d Città di Castello, nel 1380 di Piteccio e di S. Mommè, e in quell’anno fu fatto cavaliere a Pistoia. Ricevette lo stesso titolo a Firenze da messer Antonio di messer Niccolaio degli Alberti il 23 apr. 1387, anno in cui andò podestà a Perugia dal maggio all’ottobre. Rivestì di nuovo questa dignità nello stesso luogo nel 1393. Secondo la lettera di Franco, nel 1395 o 1396 era podestà di Bologna […].

c. 314 – Pantano […]: nella valle dell’Ombrone pistoiese. Che appartenesse alla famiglia Gianfigliazzi, attesta Simone della Tosa, che negli Annali, sotto il maggio 1329, scrive di aver cominciato la sua lite con Corso de’ Gianfigliazzi pei fatti del Pantano […].

Nomi

Franca Brambilla Ageno
Franco Sacchetti
Ridolfo da Camerino
Caterina Malagonnella
Bonaccorso Pitti
Giorgio Bagnesi
Nicolò Malegonelle
Gabriello Malatesta
Gian Galeazzo Manfredi
Malatesta Galeotto
Malatesta de’ Malatesti
Albornoz
Niccolò Acciaiuoli
Giovanni Manfredi
Francesco degli Ordelaffi
Androino
Bernabò
Giovanni da Oleggio
Corinaldo
Malatesta Ungaro
S. Ruffillo
Pisa
Gregorio XI
Bonifazio IX
Filippo Magalotti
Carlo Malatesti
Paola Orsini
Clemente
Ladislao
Giovanni XXII
Della Pergola
Sant’Agostino
San Francesco
Carlo Malatesta
Luigi d’Ungheria
Galeotto di Pandolfo
Francesco Ordelaffi
Roberto degli Alidogi
Montevecchio
Bernabò Visconti
Ostensi
Scaligeri
Carraresi
Urbano V
Feltrino Gonzaga
Niccolò d’Este
Valentina Visconti
Francesco da Carrara
Carlo IV
Urbano V
Bernabò Visconti
Petrarca
S. Patrizio
Cecco di Meleto
Viola Novella
Broglio
Basinio
Pietro dei Farnesi
Pietro Malavolti
Andrea Malavolti
Ceccolo di Giordano Orsini
Buccio Malpanno
Feragatta Mancini
Dante
Ghirello Mancini
Andrea Mancini
Lorenzo Mancini
Vanni Manetti
Francesca di Tuccio Ferrucci
Giovanni di Ricciardo Manfredi
Giovanni e Guglielmo Manfredo
Gomez
Francesco da Carrara
Bindaccio Mangiadori
Velluti
Andrea Mangioni
Iacopa di Lippo Rucellai
Lapo da Castiglionchio
Stefani
Andrea di Lippozzo
Marignolli
Matteo di Gueriante
Bartolommeo di Gueriante
S. Giovanni
Bartolomeo di Alamanno de’ Medici
Bartolo del Buono
Donato Bandini
Francesco de’ Medici
Francesco di Ardingo
Pistoia
Alamanno Medici
Luigi d’Ungheria
Giovanna di Napoli
S. Reparata
Giovanni di Conto
Acciaiuoli
Giovanni da Oleggio
Conte de’ Medici
Antonio Adimari
Andrea dei Bardi
Uguiccione de’ Ricci
Giovanni Lanfredini
Marco Visconti
Elisabetta di Baviera
Salvestro de’ Medici
Giovanni di Conte
Michele di Lando
Niccolò di Beltramo
Alberto Arnoldi
Francesco Talenti
Niccolò Casucchi
Matteo
Urbano V
Simone da Puteo
Gregorio XI
Coluccio Salutati
Niccolò di Ghino
Carlo di Durazzo
Antonio da Montefeltro
Gabrielli
Taddeo Strada
Gian Galeazzo Visconti
Giovanni da Barbiano
Niccolò Oricellai
Bencivenni di Naddo
Giovanni Visconti
Ugolino Oricellai
Naddo di Giunta
Rinaldo Orsini
Giovanni da Vico
Rinaldo Gianfigliazzi
Lotto Castellani
Agnolo Panciatichi
Agnolo di Berlinguccio
Nanna de’ Ricci
Niccolaio degli Alberti
Simone della Tosa
Corso de’ Gianfigliazzi

Luoghi

Firenze
Western Australia
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Cannaia
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Ravenna
L’Aquila
Montorio
Città di Castello
Piteccio
S. Mommè
Ombrone

Ordinamento

Le schede sono state numerate a lapis, da 1 a 322, in data 27 aprile 2016.

Scheda a cura di

Caterina Canneti

Revisione a cura di

Elisabetta Benucci