U. D. Manoscritto
Franca Brambilla Ageno
Appunti, lezione sul latino volgare (cc. 77-82)
1935
1995
7 cc.
Si trascrivono qui alcuni appunti di Franca Ageno riguardo ad alcune lezioni di storia della lingua italiana.
"Intorno al 280, allorché Roma viene in contatto coi Greci della Italia meridionale (italioti) era sottomessa tutta l’Italia peninsulare a Sud della Magra e del Rubicone […]. Dopo la prima guerra punica (264-241), divenne provincia la Sicilia, nel 238 la Sardegna e la Corsica; nel 215 il Veneto; nel 197 la Spagna; nel 167 c. l’Illiria; nel 146 l’Africa (caduta di Cartagine); nel 120 la Provenza […]; nel 50 la Gallia; nel 15 la Rezia […].
Fattore cronologico: epoca della diffusione; geografico: distanza e località più o meno latinizzate che s’interpongono; storico: relazioni, entità numerica dell’immigrazione romana, tipo delle colonie; grado di civiltà precedente; differenza del sostrato; focolai multipli (vie, porti, colonie); elementi allo latini a Roma.
Varietà regionali di latino […]
Per rendersi conto degli inizi o, diciamo forse meglio, delle premesse lontane della storia dell’italiano (come del resto delle lingue neolatine), dobbiamo risalire al latino parlato durante l’Impero. Nel lungo periodo che va da Augusto a Odoacre (476), il latino parlato subisce notevoli modificazioni. Non vi è la coscienza di un sistema linguistico nuovo contrapposto a quello antico, ma molte delle innovazioni che porteranno alla costituzione di questo nuovo sistema nascono per l’appunto in quei secoli. In particolare ci riferiamo al’ultimo stadio del latino parlato nei più tardi secoli dell’Impero, allorché esso subisce una crisi evolutiva che porta appunto al neolatino.
[A. Schiaffini, “Problemi del passaggio dal latino all’italiano (evoluzione, disgregazione, ricostruzione), in «Studi in onore di Angelo Monteverdi», Modena, Soc. tipogr. editr. Modenese, 1959, vol. II, pp. 691-715.
C. Battisti, “Avviamento allo studio del latino volgare”, Bari, «Leonardo da Vinci», 1949.]
La corrente evolutiva matura per un lungo periodo di tempo: da una parte agisce come freno ritardatore la lingua ufficiale a carattere puristico e grammaticale, dall’altra si affermano contro quel freno tendenze evolutive che affiorano nel lessico e nella sintassi, ma anche nella fonetica e in minor numero nella morfologia.
L’evoluzione della lingua non come decadenza, ma come svolgimento culturale
Non si può nemmeno pensare che il moto evolutivo della lingua segua una direzione discordante da quella delle altre manifestazioni della cultura. Il passaggio del III sec. dall’arte greco-romana o classica all’arte cristiano-medievale. Il parallelismo di problemi e di soluzioni nelle crisi della lingua e delle arti figurative, all’epoca del passaggio dal mondo classico a quello medievale, è sintomatico. Come per la produzione artistica, così per il linguaggio verbale sarà da volgere lo sguardo a quel secolo III in cui si affermano una mentalità nuova e una nuova struttura della società: senza che si dimentichi con quale vigore il Cristianesimo si sia inserito nell’evoluzione sociale ed economica dell’Impero.
Scadimento dell’arte greca o classica; disfacimento formale e perdita della coesione organica; processo di slittamento verso l’irrazionale.
Il ventennio 275-295
Con l’arco di Costantino la corrente popolare-provinciale di linguaggio formale scarno, rapido, senza lenocinii di gusto romano, ha il sopravvento sul filone aulico di derivazione ellenistica. Profondo rivolgimento sociale per cui salgono a fattore costitutivo della vita dell’Impero, con la loro nuova mentalità, gli strati sociali […] popolari, i coloni, i soldati, i mercanti: classe nuova, rozza ma fattiva. La riforma di Diocleziano (285-305), politica e amministrativa, figlia della rivoluzione sociale del III secolo, muta il senso della civiltà (proletarizzazione della società). Essendo inoltre l’Italia divisa, da Diocleziano, nei due vicariati di Roma e di Milano, si determina una frattura non unicamente economica o amministrativa, ma spirituale e linguistica, segnata all’ingresso della linea Spezia-Rimini. Organo di quello stesso ceto medio e popolare che contraddistingue la società tardo antica e in arte si valeva dei modi dello stile romano-popolare, è il latino parlato.
Gusto espressionistico; apporti provinciali e barbari; mancanza di unità.
Gli inizi della differenziazione risalirebbero alla fine del II sec. Da rifiutare l’ipotesi di un periodo romanzo comune.
Rapporti con l’avvento e le vicende del Cristianesimo; Cronologia relativa dei mutamenti fonetici ŏ>uo (fuori, vuole, puote, cuoco; causa>cosa); Mutamento linguistico rapido e profondo lungo il III secolo nelle comunità cristiane; lingua speciale o di gruppo; […] Carattere popolare del latino cristiano – l’inversione di prestigio; le traduzioni della Bibbia […].
Nel latino cristiano confluiscono assieme a larghi filoni popolari molti elementi che derivano da tradizioni retoriche.
Fides, spes, caritas, virtus, passio, mundus, saeculum, pius, sacer, peccare, communicare, salus, captivus, paganus, ieiunium, plebs, tunica, orco, fata
clericus monacus presbyter, episcopus, basilica, ecclesia, elemosina, baptismus baptizare chrisma blasphemare eremite martyr (testis) angelus, eucharistia, diaconus, cathecumenus, neophytes, befana
calchi, benedictio, dominica, iustificare."
Franca Ageno
Augusto
Odoacre
A. Schiaffini
Angelo Monteverdi
C. Battisti
Costantino
Diocleziano
Roma
Italia meridionale
Magra
Rubicone
Sicilia
Sardegna
Corsica
Veneto
Spagna
Illiria
Africa
Cartagine
Provenza
Gallia
Rezia
Milano
Le carte sono state numerate a lapis.
Caterina Canneti
Elisabetta Benucci