La pala dello scienziato, nota attraverso il disegno a penna contenuto in un codice secentesco, riporta il nome accademico di Linceo e raffigura un canocchiale puntato verso la Costellazione della Vergine, riprendendo la simbologia astrologica tradizionale. Il riferimento al «grano» è rivelato dalla descrizione della pala contenuta nel manoscritto citato: «Occhiale per cui si osservi la spiga della Vergine celeste». Spiga è, appunto, il nome della principale stella di quella costellazione. Il motto <Non mi ti celerà l’esser sì bella> è desunto dal Paradiso di Dante (Canto III, v. 48), precisamente dai versi in cui l’anima di Piccarda Donati si presenta all’Alighieri nel cielo della luna, con la consapevolezza che la luce della beatitudine che la trasfigura non impedirà a Dante di riconoscerla.
La pala e il ritratto rappresentano l’omaggio postumo a Galileo degli Accademici e dei suoi allievi.