Nelle fasi conclusive della preparazione della prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, gli Accademici compilarono alcuni elenchi di voci che, a loro avviso, richiedevano controlli prima di inviare alle stampe la copia definitiva.
Tra queste inserirono anche la voce Mare con indicazioni precise circa le modalità di revisione: "considera la definizione e tutto, e domandane il d. a Galileo".
Erano noti infatti gli interessi di Galileo sul moto dell'acqua (nel 1610 in una lettera a Belisario Vinta aveva accennato al suo opuscolo De maris estu) che si manifesteranno nel 1612 con la pubblicazione del Discorso intorno alle cose che stanno in su l'acqua, poi con il Discorso del flusso e reflusso del mare (1616) e infine con il Dialogo sopra i due massimi sistemi (1632).
Le definizioni riportate nel Vocabolario (nella prima edizione, ma anche nella seconda del 1623 non contengono tecnicismi o segnali chiari dell'intervento di Galileo, ma resta comunque significativa l'iniziativa da parte degli Accademici di rivolgersi a consulenti per il perfezionamento di voci comuni che potevano peṛ aver assunto un'accezione tecnica.
Dalla terza edizione del Vocabolario (1691) Galileo entra tra gli autori citati e sulle sue opere vengono effettuati spogli per raccogliere nuove parole e nuove accezioni.
In particolare gli Accademici incaricati di questo lavoro furono Mario Guiducci per la terza edizione, Vincenzio D'Ambra per la quarta (1729-1738) e Pietro Ferroni per la quinta (1861-1923), della quale restano anche molte schede manoscritte conservate nell'Archivio Storico dell'Accademia.